La Nuova Sardegna

I diritti inviolabili da tutelare - IL COMMENTO

di GIAN PAOLO DEMURO *
I diritti inviolabili da tutelare - IL COMMENTO

Con la pandemia il sistema carcerario ha mostrato i suoi limiti di sovraffollamento

09 maggio 2020
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In questa tragica fase storica è diventata ancor più attuale l'attenzione ai principi costituzionali. Sono quindi diventati protagonisti dell'argomentare principi quali la tutela della salute, il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, la libertà di circolazione e di soggiorno, il diritto di riunione, la tutela del lavoro, la libertà di iniziativa economica privata. Nei frequenti dibattiti e in tutte le sedi, istituzionali e non, anche in questo periodo si perpetua un vizio tipico dell'argomentare polemico.

Quello, cioè, di citare solo un principio o una norma, senza tenere conto che principi e norme convivono in un sistema, appunto la Costituzione o l'ordinamento giuridico in generale. Insomma, per citare l'interpretazione logica (schema mentale prima ancora che giuridico): le disposizioni si interpretano le une per mezzo delle altre, attribuendo a ciascuna il senso che risulta dal complesso. Se questo modo di procedere è proprio del dibattito politico, non è accettato ovviamente da chi ha il compito istituzionale di decidere, che deve invece sempre avere una visione complessiva e organica, ed è appunto questa la formidabile sfida di questo tragico periodo storico.

Quanto precede ben si attaglia al dibattito polemico (in tutte le sedi) sulla “scarcerazione dei mafiosi”. Qui la situazione si complica perché entrano in gioco altri principi costituzionali oltre al diritto alla salute: la sicurezza, bene di rilievo ugualmente costituzionale, limite ad alcuni diritti fondamentali e specifico compito degli apparati dello Stato; e ancora il principio per il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. E infine il principio di pari dignità e di uguaglianza.

Fin dal sorgere dell'epidemia in Italia è stata chiara l'impreparazione strutturale del sistema carcerario per fronteggiare i rischi di contagio, anche a causa dell'endemico sovraffollamento carcerario: questo è il motivo per cui il Governo è intervenuto, nell'ambito del decreto c.d. “cura Italia”, che ha di fatto alleggerito la pressione sulle carceri consentendo a qualche migliaia di detenuti di scontare la pena nel proprio domicilio, ed è stata emanata a fine marzo una circolare con cui il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha suggerito ai direttori delle carceri la scarcerazione di quei detenuti affetti da particolari patologie o, più in generale, per i detenuti ultrasettantenni. Nei casi eclatanti della scarcerazione e affidamento ai domiciliari di detenuti in regime di 41-bis, il cosiddetto “carcere duro”, non era comunque applicabile la disciplina del decreto: qui si è semplicemente fatta valere la normativa vigente applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per reati gravissimi, cioè una disposizione dell'ordinamento penitenziario che, in condizioni di salute particolarmente gravi della persona detenuta, consente l'impiego temporaneo della detenzione domiciliare in sostituzione del differimento della pena. Dunque anche in questi casi si arriva a decidere ponderando vari elementi, come la gravità della malattia, la possibilità di cura (in questa fase di emergenza sanitaria), la durata della misura, la pericolosità del soggetto, la sua condotta in carcere, e tenendo in considerazione misure opportune per evitare che delinqua ancora.

Assegnata dunque alla vicenda la giusta dimensione sul piano tecnico-giuridico, essa impone una meditazione piuttosto sul nostro sistema penitenziario (e in fondo anche giudiziario). Un sistema liberale e democratico, costituzionalmente fondato, mostra la sua tenuta e la sua validità nei momenti di crisi, non in quelli ordinari, accettando decisioni difficili e rispettandole.

Non è un bel messaggio il succedersi di provvedimenti di vario tipo, talora contrastanti, perché denota incertezza e veicola nei cittadini analoga sensazione. Passata questa tempesta ripasserà per l'ennesima volta una di quelle tante, finora sprecate, occasioni per una riforma complessiva e organica della giustizia penale. Magari tenendo in conto tutti quei principi che nobilitano la nostra Costituzione.

* Ordinario di Diritto penale

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