La Nuova Sardegna

 

Solinas e il gioco delle tre carte

di Luca Rojch
Solinas e il gioco delle tre carte

La Regione nasconde la faccia dietro l’indice. Nello stesso giorno in cui le imprese del turismo chiedono una data per ripartire. Perché senza un giorno vero per ricominciare tutta l’industria delle vacanze morirà

09 maggio 2020
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Danza mellifluo e sulfureo su numeri e parole, come un ballerino dialettico. Il catodico governatore Christian Solinas scivola tra indici e pollici, inafferrabile, snocciola codici, parametri, algoritmi, complicati sistemi alchemici.

Ma sotto la cortina fumogena di un discorso avvolgente narcotizzante non c’è sostanza. Chi riaprirà? Beh dipende dalla formula magica dell’indice Rt, che deve stare sotto lo 0,5 per ogni comune. I sardi in lockdown restano intrappolati nell’algoritmo, con Cagliari e Sassari che sapevano già di essere al di sopra di questo parametro. E con Cagliari che grazie al barbatrucco del calcolo allargato alla città metropolitana riesce a portare l’indice a 0,45. Sassari ha meno astuzia aritmetica e con 0,96 rimane blindata. Ma i magici segreti della matematica applicati al coronavirus non sono finiti.

Molti comuni potranno aprire perché nel calcolo non sono stati ricompresi i positivi asintomatici. Viene da chiedersi a cosa serva l’indice Rt, la cui incertezza di calcolo sembra l’unica certezza. Perché a parte tre Comuni, Sassari, Cagliari e Ossi, nessun sindaco avrà tra le mani l’indice Rt. Quello che doveva servire per decidere se far aprire le attività. Sotto i 30 casi il dato viene considerato non rilevante. E l’unico ombrello giuridico che avevano i primi cittadini viene strappato via dalla scelta della Regione. I sindaci dovranno decidere in base ad altri parametri: coraggio, sfrontatezza, o dopo la consultazione degli aruspici.

Ma forse la politica, mentre la Sardegna corre a doppia velocità verso il disastro economico, dovrebbe prendere il sopravvento sulla matematica. Forse la Regione dovrebbe mostrare un po’ più di coraggio e per una volta decidere in modo chiaro. Dopo aver ascoltato tutte le task force di esperti, consultato tutti i manuali di statistica.

La Regione nasconde la faccia dietro l’indice. Nello stesso giorno in cui le imprese del turismo chiedono una data per ripartire. Perché senza un giorno vero per ricominciare tutta l’industria delle vacanze morirà. Con una perdita già stimata in 2,5 miliardi di euro. E la lista delle imprese che non è ancora ripartita, bar, ristoranti, palestre, artigiani, estetisti, parrucchieri, solo per citare quelli in maggiore crisi, è infinita. Si attendevano certezze più che numeri ballerini. Chi si aspettava una presa di posizione netta da parte della Regione è rimasto deluso. E zavorrata da indici e numeri la Sardegna va avanti nell’incertezza. Da sei giorni non ci sono vittime nell’isola, a questo si deve aggiungere il basso numero di contagi, da alcuni giorni si contano quasi sulle dita di una mano. Dati che dovrebbero dare un po’ di coraggio al governatore, che lo dovrebbero spingere a fare una scelta politica, con il sostegno dei sindaci. Ma la Regione preferisce ancora affidarsi a una sorta di nebulosa matematica del caos. Una costellazione di numeri, tabelle, istogrammi che sembrano nascondere l’assenza di una precisa direzione. Mentre l’isola danza sul bordo del buco nero.


 

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