La Nuova Sardegna

Presidente Solinas, intervenga sull'emergenza

Roberto Petretto
Il presidente Christian Solinas
Il presidente Christian Solinas

Serve una campagna della Regione che dica che la Sardegna è aperta e facile da raggiungere

01 luglio 2020
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Il tempo dei “faremo” appartiene al passato. Non c’è più spazio per promesse, non c’è più spazio per illusioni: il sistema turistico isolano è al limite del tracollo e c’è spazio solo per una acrobatica, disperata manovra d’emergenza che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe contribuire a limitare i danni. Ai turisti che, timidamente, si riaffacciano sul mercato dei viaggi, deve arrivare un messaggio chiaro: venire in Sardegna è possibile, è facile, è sicuro. Affacciati sulle nostre belle coste guardiamo sfilare davanti ai nostri occhi migliaia di persone che si spostano per andare in vacanza. Ma passano lontane e qui non arrivano. I numeri di Federalberghi sono ben più che preoccupanti.

Dire che solo il 30 per cento delle strutture è aperto e che, in questi alberghi, il grado di occupazione dei posti letto è attorno al 20 per cento, è la traduzione in cifre del termine “fallimento”. Per molti tenere chiuso sarà meno sanguinoso che aprire. Ma ancora più dura sarà per tutti quelli che, questa estate, resteranno senza lavoro. Le previsioni più ottimistiche parlano di un dimezzamento delle assunzioni nel settore turistico rispetto all’anno passato. Si poteva fare qualcosa per attutire gli effetti devastanti della pandemia? Chi in questi giorni ha avuto occasione di fare un giro nell’isola ha assistito a una sorta di desertificazione. A Alghero, Olbia, Villasimius sembra di essere a settembre: molti bar, ristoranti, alberghi chiusi, poca gente in giro. Sbarcare in aereo da Milano ad Alghero è un po’ come essere al centro delle scene di un film su un periodo post atomico: navette semivuote, aerei che volano con un terzo di posti occupati, aerostazioni spettrali, tassisti quasi sfaccendati, parcheggi mai visti così vuoti in questo periodo.

Si poteva e doveva fare qualcosa? Si può e deve fare qualcosa? Nei mesi della lenta ripartenza i messaggi che partivano dall’isola erano contraddittori e confusi. Nell’incertezza, le persone che comunque hanno deciso di spendere quest’anno una parte delle proprie risorse in una vacanza, si sono orientate verso percorsi più confortevoli e sicuri: un viaggio in auto verso il sud (lo sta facendo anche Gianni Morandi, che in Sardegna dovrebbe essere di casa), un aereo per una destinazione dove non ci si era esercitati per settimane nella ricerca della formula più adatta a trovare un equilibrio tra aspirazioni di sicurezza e esigenze di rilancio. Ma altre zone d’Italia si sono mosse anche sul piano della promozione: basta sfogliare un quotidiano, osservare un canale televisivo o prestare attenzione ai banner pubblicitari sui siti web di maggiore successo per incappare in messaggi che invitano a trascorrere le vacanze in spiagge, montagne, colline e pianure di tre quarti d’Italia.

Dalla Regione era ed è lecito attendersi qualcosa di più: lo chiedono, lo pretendono non solo gli imprenditori del turismo (alcuni di loro hanno spalle abbastanza larghe da reggere l’urto, ma la maggior parte sono ben più fragili), ma soprattutto i lavoratori, quelli che confidano nei mesi estivi per tirare su un reddito con cui vivere dignitosamente. Il rischio, per molti di loro, è che dopo un’estate del genere l’obiettivo sia quello di sopravvivere. La manovra d’emergenza, dunque: a inizio luglio può essere un tentativo disperato, ma tutto quello che servirà ad attenuare una situazione così disastrosa sarà utile. Bisogna dire ai turisti ancora indecisi, a quelli che ancora non hanno scelto dove andare, a quelli che magari hanno pensato di puntare su fine settembre o ancora più avanti per le proprie vacanze che la Sardegna c’è: ha sempre le sue spiagge, le sue località dell’interno, la sua storia, la sua archeologia, la sua cultura, qui, a portata di mano, a un’ora d’aereo, a mezza giornata di traghetto. E può essere raggiunta facilmente, senza troppe difficoltà, in sicurezza. Perché a quasi due mesi dalla fine del periodo di chiusura totale, la Sardegna continua a essere un posto sicuro, sano, accogliente. Questo messaggio sinora non è passato. Presidente Solinas, intervenga sull’emergenza.

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