La Nuova Sardegna

Non dite più che questo non si può fare

Silvia Sanna
Non dite più che questo non si può fare

La nuova prospettiva aperta con il Decreto sulla semplificazione. C'è la possibilità di mettere a norma le scuole entro settembre. E di portare a termine i lavori nei cantieri stradali e tutte le altre incompiute

08 luglio 2020
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Ora sarà difficile trovare delle scuse, allargare le braccia e dire “non si può fare”. La bella novità è che nell’isola delle 100 incompiute e della moda poco trendy del “non finito”, ora si può. Sì ai cantieri edili, sì alle opere pubbliche attesissime, sì alle manutenzione delle strade e degli edifici, per la sicurezza di tutti. Stop alle ruspe coperte di polvere nei cantieri, alle strade trasformate in percorsi di guerra – vedi la Sassari-Olbia – a causa di lavori iniziati e mai finiti. Ora si può fare, seguendo regole diverse sulla base dell’entità e del valore economico dell’intervento, e sempre nel rispetto della legalità e della trasparenza. Con una differenza enorme rispetto al passato: il decreto semplificazioni taglia i tempi e la burocrazia, consente di dare gambe alle opere senza aspettare anni, a volte decenni e poi salutarle come clamorose e vergognose incompiute. Ora si può e non sarà consentito accampare scuse. Perché se quanto previsto nel Decreto diventerà realtà, allora significherà che non bisognerà girare per dieci uffici per ottenere una autorizzazione o aspettare un anno per la Via, la valutazione di impatto ambientale, con la procedura da ripetere in presenza di minime variazioni progettuali.

Questo non vuol dire che tutto sarà consentito senza alcun controllo, significa invece che le diverse situazioni saranno soggette a un differente livello di controlli: per esempio, è un controsenso che in presenza di interventi urgenti contro il dissesto idrogeologico i fondi arrivino tardi e con il contagocce o che il sindaco del piccolo Comune che deve rifare il tetto della scuola sia costretto a fare il giro delle sette Chiese prima di avere il via libera.

A proposito di scuola, la svolta sulle semplificazioni è una manna in previsione di un anno scolastico che si annuncia molto diverso dal precedente, interrotto a marzo per l’emergenza sanitaria del Covid. Le regole stabilite dal ministero, con il distanziamento sociale e le aule meno affollate, imporranno molti interventi nei caseggiati scolastici dell’isola, la maggior parte dei quali sovraffollati e non a norma. La possibilità di affidare lavori in maniera diretta (sino a 150 mila euro) e con gara senza bando pubblico (sotto i 5 milioni) apre uno scenario sinora inimmaginabile. Perché le scuole inadeguate potranno essere sistemate e altre potranno essere riaperte. Con due conseguenze entrambe fondamentali. La prima è che se le cose saranno fatte con criterio e per tempo, tutti gli studenti sardi, dal primo all’ultimo, a settembre troveranno posto tra i banchi e nessuno sarà costretto a seguire le lezioni da casa, prolungando quella didattica a distanza inaugurata in tempi di lockdown che per tanti si è rivelata mortificante. L’altra conseguenza è l’occupazione: aprire cantieri, nelle scuole e nelle strade, significa creare occupazione, ridare fiato alle imprese piegate dal Covid e restituire dignità a tantissimi lavoratori rimasti a spasso, perché magari appesi a un impiego stagionale che è saltato insieme alla stagione. Ecco perché non bisogna cercare scuse. Se si può fare bisogna farlo. E anche subito, perché è già stato perso troppo tempo.

 

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