La Nuova Sardegna

Sostegno alle imprese sarde: non si può più attendere

Luca Rojch
Sostegno alle imprese sarde: non si può più attendere

14 luglio 2020
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Doveva essere l’adrenalina nella vena del sistema produttivo. Il tonico miracoloso che avrebbe fatto ripartire le imprese sarde dopo il collasso da coronavirus. Ma la “Salva Sardegna” rischia di essere il lenzuolo bianco da distendere sul cadavere dell’economia dell’isola. Il motivo è semplice, a metà luglio il Consiglio regionale ribolle e si agita per varare la legge che ha in pancia 160 milioni di euro indispensabili per riaccendere il motore produttivo. Già, quella stessa legge che era stata annunciata a marzo, presentata ad aprile, riscritta a maggio, e arrivata in aula a luglio.

Secondo il calcolo del passo lento della burocrazia i primi fondi rischiano di arrivare alle imprese a ottobre. Forse troppo tardi per trovarne ancora qualcuna in piedi. Gli effetti del coronavirus devono ancora dispiegarsi nel campo economico. Le aziende hanno ancora in incubazione il virus, l’estate senza turisti sarà il detonatore della grande crisi della economia sarda. Anche in Sardegna il covid ha fatto scivolare la classe media dal comodo divano della borghesia al duro selciato della miseria. E le aziende hanno disperata necessità di un sostegno economico da parte della Regione. Ne avevano bisogno già da mesi, da quando hanno riaperto dopo un lockdown che ne ha azzerato incassi e speranze. Ci si aspettava un’iniezione di liquidità in un sistema rimasto bloccato troppo a lungo. Ma per ora tutti sono andati avanti con le proprie gambe. La legge ha galleggiato sulla palude politica per mesi. E pezzo dopo pezzo è diventata quasi una sorta di assestamento di bilancio mascherato, senza essere mai passata in commissione bilancio. Perché dentro le norme salva imprese è cresciuta una selva di articoli e norme a favore di mille enti e società. Il cardiotonico dell’economia si è trasformato in una babelica milleproroghe.

Così sono previsti oltre 5 milioni per le squadre di calcio che militano in Lega Pro, un altro stanziamento è dedicato alla promozione della lingua sarda. Altre risorse sono destinate alla compagnia che copre le tratte con le isole minori. Tutte attività che meritano attenzione da parte della politica, ma forse non sono la priorità in una terra schiantata dal covid e la cui economia rischia di entrare nel tunnel della recessione pesante. I 160 milioni sono ossigeno per le aziende e ogni giorno è prezioso. Ma spesso la legge rinvia ad atti successivi, significa che servono ulteriori passaggi per attuarla. C’è anche una scelta tutta politica che ha dilatato i tempi. La giunta ha preferito che prima venisse approvata la legge sulla interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale. Forse non proprio una priorità in questo momento di collasso sociale. Il centrodestra lo ha fatto nella convinzione che fare ripartire l’edilizia sia il primo passo per ridare giri al motore dell’economia. L’assioma cemento-sviluppo-ricchezza sembra ancora essere nel dna del centrodestra, la grey economy continua ad avere il suo fascino. Ma forse la battaglia sulle leggi urbanistiche poteva attendere qualche settimana, forse la Salva Sardegna doveva avere la priorità. Anche per la sua natura. È nata come una legge mille tamponi, non prevede nessun intervento strutturale, i 160 milioni sono come acqua in un deserto di imprese assetate di liquidità. Ma per ora resta un miraggio.

Serviva uno scatto di orgoglio. Una dimostrazione pratica che la politica per una volta andava alla stessa velocità del mondo reale. Ma per la politica il movimento è un’illusione, e come sosteneva Zenone nel suo paradosso: «Achille non raggiungerà mai la tartaruga». E incartata tra emendamenti e rinvii tattici, la politica non si è resa conto di avere già perso. Perché oggi è già troppo tardi. @LucaRojch

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