La Nuova Sardegna

Clima, sostenibilità, pandemie: perché la scelta fra Trump e Biden incide sul futuro del Pianeta

Antonio Canu
Clima, sostenibilità, pandemie: perché la scelta fra Trump e Biden incide sul futuro del Pianeta

Elezioni Usa. Il presidente non si può definire un amico degli ambientalisti che ha definito pubblicamente “profeti di sventura”. L'ex vice di Obama ha invece impostato la sua campagna  dando centralità alla questione climatica

29 ottobre 2020
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Mai come in questa occasione, le elezioni americane possono incidere sul futuro del Pianeta, dal punto di vista ambientale. Dalla cui salute dipende ovviamente la vita di tutti, compresa la nostra. Gli Stati Uniti, si sa, hanno un peso importante sui tavoli internazionali e ogni loro decisione può dare forza o meno alle intese tra governi. Del resto, essere un Paese leader può non solo cambiare la forma dei trattati, ma anche la sostanza.

Tra i due candidati alla Presidenza, Donald Trump e Joe Biden, ci sono ovviamente visioni contrapposte, mai così marcate o estreme rispetto alle competizioni del passato, soprattutto sul fronte climatico. Il Presidente in carica, di fatto è un negazionista. L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi è stato uno strappo evidente contro chi lo ha preceduto, ma soprattutto un dispetto contro il resto del mondo. Durante il suo mandato, quindi in meno di quattro anni, Trump ha in generale revocato o annullato un centinaio di norme a favore dell’ambiente (alcune di fatto, altre in corso).

Ha indebolito l’EPA, l’agenzia di protezione ambientale statunitense, tagliandone i fondi, fino al minimo storico, e mettendovi a capo prima uno e poi un altro sostenitore dei combustibili fossili, cioè la causa principale ormai appurata dei cambiamenti climatici in atto. Non ha poi risparmiato il suo disinteresse per la tutela della biodiversità, tanto che ha limitato la protezione della fauna selvatica e ha ridotto la superficie delle aree protette, consentendo tra l’altro attività impattanti, come nel caso delle trivellazioni in Alaska.

Ovviamente non si è mai riconosciuto come un nemico dell’ambiente, tutt’altro, facendo propria anche qualche iniziativa in controtendenza tra l’altro bipartisan, come quella del Great American Outdoor Act che prevede il finanziamento di un fondo per interventi a tutela del patrimonio naturale. Certamente non si può definire un amico degli ambientalisti che ha definito pubblicamente “profeti di sventura”.

Joe Biden, in continuità con l’amministrazione Obama, di cui era il numero due, ha invece impostato la sua campagna elettorale dando centralità alla questione climatica. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre le emissioni di CO2 dell'industria elettrica e raggiungere il 100% di energia pulita entro il 2035. Per farlo, l’impegno è quello di investire 2mila miliardi in quattro anni per dare sostegno alle fonti rinnovabili, al trasporto e all’edilizia sostenibile. Una scelta non solo a favore dell’ambiente, ma anche con grandi aspettative sul fronte occupazionale.

La prospettiva è infatti quella di creare 1 milione di nuovi posti di lavoro connessi alla produzione dei veicoli elettrici e delle stazioni di ricarica e un altro milione nell’impiego nel settore delle infrastrutture verdi. A prescindere dal contendere, non si può però trascurare il fatto che queste elezioni si stanno svolgendo in un clima che sta tornando surreale, causa la pandemia da Covid 19.

Non c’è solo la paura del contagio – con due approcci diversi tra i contendenti – ma anche quella di perdere il lavoro o di non avere più opportunità di trovarlo. Anche la questione razziale, dopo quanto accaduto negli scorsi mesi, non potrà non avere un impatto nelle votazioni in corso. In una scala temporale delle principali preoccupazioni, l’ambiente dovrebbe quindi passare in secondo piano nei pensieri degli elettori. Perché considerato, rispetto alla complessità del momento, un problema più di lungo termine.

È vero invece il contrario, dal momento che la pandemia è proprio conseguenza di un rapporto disastroso con l’ambiente e che la giustizia sociale non può non prescindere da una equità di risorse e opportunità, che proprio la salute del Pianeta potrà garantire. C’è quindi attesa in tutto il mondo per il risultato che uscirà dalle urne. Alcune scadenze globali – a cominciare dal clima – dipenderanno proprio dalla guida che gli elettori americani stanno decidendo in queste settimane. A prescindere da chi vincerà, non potranno non esserci conseguenze, in un verso o nell’altro.

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