La Nuova Sardegna

Ricordate? Dicevamo: andrà tutto bene. Ma quello spirito solidale si è perso in fretta

Nando Buffoni
Una donna sul balcone di casa durante il lockdown
Una donna sul balcone di casa durante il lockdown

Dopo il lockdown ha vinto l'ansia di riaprire tutto e rianimare l'economia. Ma quello che succederà ora è chiaro. Il debito come minimo triplicherà, forse andrà anche oltre. Non saremo in grado di rimettersi in sesto e quindi continueremo a indebitarci, anche perché i nostri mercati esteri saranno in grosse difficoltà per i prossimi 4-5 anni

12 novembre 2020
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Ne è valsa la pena, per che cosa? Valeva la pena di rinunciare alle restrizioni, ai confinamenti, ai condizionamenti, ai respingimenti, a tutti gli “oni” e “menti” che abbiamo sostenuto, accettato, e alla fine anche apprezzato come male temporaneo, complessivamente minore nel nome di quel termine semplice, universale, onnicomprensivo: Salute? Sono stati  mesi  difficilissimi. Affetti divisi e spezzati, spiazzati da un fenomeno sconosciuto, inatteso, invalidante ma soprattutto “separante” che ha sconvolto i nostri modi di vita.

Vita economica sconvolta. Ma c’e’ stato un collante, una speranza comune, che ci ha animato tutti, o quasi, soprattutto i meno giovani i quali, per quanto “forza non produttiva” - secondo un governatore - ricoprono un ruolo tutt’altro che secondario in questa economia. Quello spirito solidale, quel carico di umanità e di riconoscenza per quanti avevano sostenuto un peso elevatissimo, con costi estremi, per sostenere e dare fiducia agli ammalati, ai più deboli.

“Ce la faremo!”, uno slogan condiviso, di coesione e fiducia. E ci siamo incoraggiati: bandiere, con musica dai balconi, con tennis dalle terrazze, con scritte su lenzuola, su muri, una convergenza incredibile e irresistibile. Un delirio di speranza... E i risultati si erano visti. La diffusione del virus aveva rallentato tanto da far pensare che ne fossimo “usciti”. Rinunciare alle restrizioni. Non ne valeva la pena! La difesa della salute e della vita sono state la priorità assoluta. E gli “operatori di settore”, senza distinzione,medici, infermieri, personale addetto di ogni categoria, celebrati come “angeli”.

E tutto questo ha fatto quasi passare in secondo piano i disagi, le sofferenze delle famiglie che erano state colpite dal virus e avevano avuto perdite dolorose, il disagio di chi aveva dovuto abbassare la saracinesca dell’impresa, di chi aveva perduto il lavoro, un costo immenso. Aveva prevalso l’ottimismo della speranza. “Ce la faremo!”. Ed eravamo a buon punto.

Dopo i mesi di restrizioni di movimento e di condizionamenti di vario genere, dai divieti di assembramento, nelle scuole, nei cinema; dai contingentamenti in chiesa, nei cimiteri, nei ristoranti, negli alberghi, nei treni, nei posti di lavoro, nelle palestre, alle restrizioni negli spostamenti, è subentrata la paranoia della “libertà”. E ha avuto luogo un indegno scontro globale che ha coinvolto tecnici, politici, governo e amministratori, imprese, sindacati,famiglie tutti a rivendicare diritti, quasi nessuno a riconoscere doveri e soprattutto a sminuire i pericoli di una ricaduta, garantita dai medici e respinta da politici improvvisatisi scienziati.

Gli irresponsabili che minimizzavano o negavano il rischio dell’infezione non si contavano. Ed è scoppiata la bolla. Tutti contro tutti. Tutti incompetenti e tutti competenti, compresi i media. Soprattutto si è creato un falso dualismo “Salute-Economia” che è diventato isterico e fuorviante, dove “l’Economia” – per la debolezza di una classe politica inefficiente, perennemente attenta a non sfigurare nei dati sulle “intenzioni di voto” e di un governo preoccupato per possibili tensioni sociali - è stata forse la causa maggiore della ripresa della diffusione dell’infezione che produrrà maggiori costi e maggiori danni sociali che ci porteremo addosso per i prossimi anni.

Sarebbe stato meglio continuare il contingentamento e le restrizioni ancora per 3 mesi, cioè fino a luglio-agosto, sostenendo l’economia con sussidi adeguati, anche se questo avesse significato raddoppio ulteriore dell’indebitamento. Lo spread? C’è chi sta peggio di noi in Europa. Nelle condizioni attuali, del Recovery Fund non ce ne facciamo niente. Quello che succederà è chiaro. Il debito come minimo triplicherà, forse andrà anche oltre, ma l’economia non sarà in grado di rimettersi in sesto e quindi continueremo a indebitarci, anche perché i nostri mercati esteri saranno in grosse difficoltà per i prossimi 4-5 anni.

Ci sarà un aspetto positivo, tutto sommato. L’evasione fiscale diminuirà per mancanza di risorse degli evasori! La “libertà” estiva non ne è valsa la pena. Che siamo noi gli artefici del nostro destino è così banale che quasi mi vergogno a ricordarlo. Ma, in caso di incidente, è molto piu’ facile incolpare il prossimo!

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