La Nuova Sardegna

La sanità cade a pezzi: subito rimedi

Antonio Di Rosa
Il commissario straordinario dell'Ats Massimo Temussi e il presidente della Regione Christian Solinas
Il commissario straordinario dell'Ats Massimo Temussi e il presidente della Regione Christian Solinas

Il governatore aveva promesso un rimpasto. Solinas sa che i cittadini non si accontentano della motivazione "la colpa è degli altri"

26 ottobre 2021
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Non è inusuale che i politici attribuiscano ai giornali la responsabilità di ciò che accade o non accade. Dicono sempre: ingigantite le cose, fate campagne mediatiche sul nulla. Bene, la telefonata ricevuta ieri mattina dall’assessore regionale alla sanità Mario Nieddu, leghista, ricalcava questo canovaccio. Tema: la sanità in Sardegna. Già vedo la gente che stringe le mani sulla propria testa per dire con una espressione dialettale: non fa.

Stavolta Nieddu ha commesso un errore. Perché, a livello politico, le proteste arrivano dalla sua maggioranza. L’onorevole Giorgio Oppi, leader dell’Udc in Regione, abile manovratore delle pedine da consumato giocatore di scacchi, lo accusa di non avere le palle, di non far nulla per rimettere in sesto la barca sanitaria. E lo dice uno che in ruoli diversi ha fatto della sanità la sua ragione politica. I colleghi degli altri partiti del centrodestra ammettono che la questione rimane irrisolta. L’opposizione per voce di Gianfranco Ganau, capogruppo Pd in Regione, scarica su Nieddu valanghe di accuse. Insomma, la crisi è chiara, le proteste di piazza inquietano tutti perché con la sanità le elezioni si vincono.

In realtà mancano medici di base, specialisti di vario genere, infermieri, anestesisti. Di tutto un po’. Ieri, ad esempio, a Lanusei hanno dovuto rinviare tutti gli interventi chirurgici per mancanza di anestesisti. L’unico fatto certo resta l’impegno gigantesco di tutti gli uomini e le donne della Sanità: giorno e notte per assistere i pazienti. Quanti politici hanno trascorso un po’ di ore in un pronto soccorso degli ospedali per capire il tempo che fa?

Da un anno si aspetta che la riforma sanitaria, le rinomate otto Asl, vengano varate. L’attesa durerà fino al 2022 visto che siamo quasi a novembre. Solinas annuncia dal primo gennaio. Aspetteremo. La Giunta dovrà nominare 39 dirigenti: ospedali universitari di Sassari e Cagliari, azienda Brotzu, Areus per l’emergenza, Ares per l’ambiente. Per ognuna di queste entità dovranno designare un direttore generale, uno sanitario, uno amministrativo.

Mancano i presidenti delle commissioni. Unica nomina, contestata da Oppi e da altri politici del centrodestra, quella fatta dal governatore Christian Solinas, il commissario per la Sanità Massimo Temussi, a cui tantissimi riconoscono (i numeri gli danno ragione) grande capacità nella gestione della pandemia. Con l’aiuto del generale Figliuolo che ha sostituito a livello nazionale l’inerte Arcuri, la Sardegna si colloca ai vertici delle graduatorie regionali. Alcuni numeri per capire: l’isola è al quarto posto, dopo Molise, Toscana e Lombardia, per le vaccinazioni. La Sardegna sfiora il 90% di vaccinati, 73% di ragazzi tra i 12 e i 19 anni (66 nel resto del Paese). Oggi ha 7 pazienti in terapia intensiva, 44 in area medica, 1294 in isolamento domiciliare.

Il centrodestra accusa i suoi predecessori del centrosinistra di aver lasciato la sanità in penose condizioni. Gli interessati ribattono a stretto giro di posta. Anche se Massimo Zedda, leader del centrosinistra contro Solinas alle ultime elezioni, definì “zavorra” la riforma di Luigi Arru assessore alla sanità della sua area. Ma il governatore sa benissimo che i cittadini non si accontentano di questa motivazione (“la responsabilità è degli altri”). Né si rivolve la questione spostando medici da una parte all’altra dell’isola.

Questo scenario serve a chi governa per riprendere tutto in mano. Altrimenti aumenteranno le proteste di chi si sente privato di servizi essenziali alla tutela della salute.

Il pallino passa ora nelle mani del governatore Solinas. Un anno fa dichiarò in una intervista alla Nuova Sardegna che avrebbe operato un rimpasto per migliorare la qualità della Giunta. A oggi non lo ha ancora fatto. Perché alcuni partiti (la Lega ad esempio) ritengono che tutto vada bene e non c’è bisogno di cambiamenti. Non è così.

Solinas sa benissimo che sulla sanità (e sui trasporti) si gioca il suo futuro in Regione. Ha i poteri in mano per imporsi e convincere i suoi sostenitori con argomenti più forti. Il governatore è obbligato a intervenire perché chi lavora negli ospedali e nel resto della sanità ha bisogno di risposte immediate. Medici, infermieri, anestesisti, operatori sanitari, semplici dipendenti. E soprattutto i cittadini.

Scriveva Leonardo Sciascia nel romanzo “Il Cavaliere e la Morte”, uno degli ultimi dello scrittore siciliano: “La sicurezza del potere si fonda sulla insicurezza dei cittadini”. Forse è vero, ma non sempre è così

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