La Nuova Sardegna

Un libro è vita che fiorisce

Matteo Porru
Un libro è vita che fiorisce

Il gesto della polizia locale di Sassari è uno dei modi possibili di fare cultura, così come quando si legge una favola ai figli, si va a teatro, si condivide un romanzo appena letto

16 aprile 2022
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Si dice che la cultura sia ciò che rimane di quello che si è imparato a scuola o, come disse lo psicologo Burrhus Skinner, quello che resta quando si è dimenticato tutto. Si ragiona sempre per difetto, in entrambe le frasi. Il che mi incuriosisce, e non poco, perché ho sempre creduto che la cultura non fosse fatta di rimasugli ma di cose importanti, che fanno da base alle nostre vite e grazie alle quali sappiamo chi siamo. E molte di queste le condividiamo. Di più: la cultura è comunità e lo è sempre stata. Uno spettacolo a teatro, un film al cinema sono riti collettivi. Si piange insieme, si ride insieme. Condividere un libro che ci ha fatto pensare, una storia che ci ha cambiato o un'esperienza che ci ha colpito sono passaggi fondamentali per capirci davvero. La classe di una scuola, un gruppo di persone sono le giuste unità di misura. L'intimità che troviamo e che cerchiamo nell'arte e nella conoscenza, o più in generale nel bello che ci attrae, è universale, appartiene a tutti. Forse la cultura è proprio questo: tutto quello che siamo e che siamo stati, e che sappiamo, e che tramandiamo.

Ogni volta che una persona regala un romanzo, o che un insegnante racconta Medea, o che qualcuno va a vedere uno spettacolo, fa cultura. E lo fa come chi racconta una favola ai figli, o chi impara qualcosa sul mondo, o chi dona volumi alle biblioteche scolastiche, come hanno fatto qualche giorno fa gli agenti della Polizia Locale di Sassari. Ogni volta che seminiamo un qualcosa che vediamo fiorire, dare frutti e poi ripetersi, dobbiamo conservarla e farla conoscere. Con la cultura si mangia e di cultura si vive e viviamo tutti, ogni giorno: è fatta da noi e per noi, ma ai piani alti se lo dimenticano e non investono quasi mai, anzi tolgono. I professionisti delle arti e dell'istruzione lo sanno bene.

Perché la verità è che pensano che la cultura sia davvero quello che resta, e non quello che nasce, e nemmeno che cresce. Il cambiamento deve partire da qui: la cultura non è un accessorio, è la nostra identità. Dobbiamo continuare a capire chi siamo, chi siamo stati e chi saremo. E farlo insieme, perché vogliamo, e dobbiamo, conoscere, cercare, scoprire.

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