La Nuova Sardegna

Guerra in Ucraina

La nuova rotta globale della Nato

Piero Fassino
La nuova rotta globale della Nato

Sono trascorsi 4 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e tutti gli assetti geopolitici e geoeconomici del pianeta sono sottoposti a radicali cambiamenti

04 luglio 2022
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Sono trascorsi 4 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e tutti gli assetti geopolitici e geoeconomici del pianeta sono sottoposti a radicali cambiamenti. Con la contrapposizione Russia-Occidente vengono messi in mora gli Accordi di Helsinki che nel 1975 definirono un sistema paneuropeo di sicurezza, fondato su principi - il non uso della forza, l’intangibilità dei confini e della sovranità di ogni Stato - che proprio l’aggressione russa ha violato. Il sistema multilaterale subisce un ulteriore vulnus e Mosca, oltre a rafforzare i suoi legami con Pechino, non nasconde l’ambizione di aggregare intorno ai Brics - Brasile, Russia, India, Cina, SudAfrica - un campo politico, economico e monetario alternativo all’Occidente, in una sfida che al multilateralismo fondato sull’universalità delle istituzioni internazionali contrappone un multipolarismo fondato sulla volontà di potenza di singoli Stati. In questo scenario rilancia il proprio ruolo di potenza la Turchia. La guerra ridisegna gli equilibri nel Mediterraneo. La Russia è presente in Siria, Libia, Sahel e con storiche relazioni con Egitto e Algeria.

Cambia anche lo scenario in cui si collocano le sfide globali. Il blocco delle esportazioni di gas russo. Il blocco delle forniture di grano acuisce il divario nord/sud. Anche l’utilizzo dello spazio si trasforma, da luogo di cooperazione a luogo di competizione e potenziali conflitti. Così come l’Artico che, in conseguenza del surriscaldamento climatico, è divenuto punto di transito strategico tra est e ovest e giacimento di materie prime strategiche. E in questo contesto di cambiamenti la Cina rafforza la sua ambizione di leader del mondo.

L’invasione russa dell’Ucraina rende più evidente quanto il diffondersi di autocrazie rappresenti un’insidia per le democrazie, sollecitando le nazioni democratiche a rinsaldare l’azione comune per la affermazione di insopprimibili valori di libertà. E in ciò funzione centrale è chiamata a svolgere l’intesa tra Stati Uniti e Europa.

Con il riconoscimento dello status di candidati a Ucraina e Moldavia e l’impegno assunto dal Consiglio europeo ad accelerare l’integrazione dei Balcani, la UE riprende un percorso di allargamento, fondato sulla consapevolezza che l’integrazione di quelle regioni è leva essenziale per garantire la sicurezza loro e del continente. Scelta a cui si accompagna la duplice decisione europea di dar vita ad un proprio sistema di difesa, complementare alla NATO, e di assestare gradualmente al 2% le spese europee per la difesa.

Muovono nella stessa direzione l’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia e i nuovi indirizzi strategici definiti al vertice di Madrid. Una Nato “globale” che si mette in relazione con altri scenari strategici regionali, a partire dalla regione indopacifica, come dimostrano la presenza a Madrid di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud e il rilancio delle relazioni tra Nato e Aukus, l’alleanza tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Insomma non è più solo la globalizzazione economica a determinare la geopolitica. Il mondo cambia con un profilo più plurale, rimescolando protagonisti, collocazioni internazionali e alleanze, ponendo con forza l’urgenza di ricostruire un ordine mondiale. E l’Unione europea forte dell’essere - come la definì Delors - una “federazione di minoranze” deve sentire la responsabilità di prendere nelle sue mani la bandiera della costruzione di un multilateralismo democratico cui ogni nazione e popolo possa riconoscersi sentendosi libero e sicuro.

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