La Nuova Sardegna

I dati della pandemia

La visione distorta del Covid

Eugenia Tognotti
La visione distorta del Covid

Ora il tasso di positività è 27,9%, un milione di casi (ma è da moltiplicare per tre)

05 luglio 2022
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A quando – c’è da chiedersi – il cambio di rotta sulle obsolete metodologie ufficiali, adot-tate nella raccolta dei dati sui decessi e sui ricoveri ospedalieri per Covid-19? Al momento, nonostante le voci critiche di autorevoli esperti, non sembra alle viste un cambio di passo. E con la curva epidemica che galoppa - spinta da Omicron 5,che gareggia col morbillo quanto a contagiosità -appare ancora più falsato il conteggio da cui emergono i luttuosi dati che ogni sera risuonano nei Tg.

Nel totale indifferenziato dei morti confluiscono molte vittime di incidenti, morti naturali e provocate da diverse patologie. Mentre è solo un numero, privo di agganci alla realtà - considerati i casi che sfuggono alle rilevazioni ufficiali - quello sui positivi e sul numero degli ospedalizzati, in cui rientrano, come pazienti Covid, persone ricoverate per le più varie cause: incidenti automobilistici o domestici, problemi cardiaci, malesseri vari, problemi di chirurgia generale, infezioni. Temo che l’annunciata scelta di alcuni governatori di disaggregare i dati tra “per” e “con” Covid aggiungerà solo elementi di confusione, se alla “regionalizzazione" dei dati le autorità sanitarie non risponderanno con la “centralizzazione”degli stessi e con il cambio del paradigma dei conteggi. Sarebbe un passo importante, per vari aspetti. Intanto il “bollettino di guerra” così com’è distorce ogni ragionamento sulla pericolosità della malattia e sull’organizzazione ospedaliera. Ma contribuisce anche a creare una “narrazione” distorta. Non occorre essere uno storico, “esperto” di una branca specialistica come quella delle epidemie, per riflettere su quanto peserà, nel futuro, la modalità della raccolta dei dati sulla ricostruzione di una pandemia che farà epoca.

Ma, intanto, l’impennata dei casi fuori stagione e l’impressionante capacità di diffusione delle sottovarianti di Omicron, ci stanno ponendo di fronte ad un nuovo capitolo del discorso pubblico che vede al centro importanti questioni da affrontare nell’immediato. In prima fila la necessità di un provvedimento per la seconda dose di vaccino delle età anziane, tenuto conto che vi ha provveduto solo il 20 per cento, aspettando ottobre e il famoso “pan vaccino” che non coprirà tutte le varianti del virus. Ancora. Le regole sull'isolamento per chi è positivo al Covid-19. Al momento il tasso di positività è 27,9 per cento, con un milione (un numero sottostimato, secondo gli esperti, da moltiplicare per tre) di persone isolate a casa, con pochi sintomi. Non si tratta di una realtà comunque gestibile, considerato che il 98 per cento delle persone è protetta. Sul tappeto anche le mascherine, il cui uso ha accesso una polemica mai vista e assai poco commendevole, in verità, per uomini di scienza.

Qualche giorno fa, il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, aveva espresso l’opinione che, data la contagiosità del virus, sarebbe stato più opportuno continuare a usare quei dispositivi di protezione, mettendo in discussione la decisione del governo di cancellare l’obbligo che riguardava il lavoro nel settore privato. Un parere che non è piaciuto al sanguigno direttore della Clinica di Malattie infettive al Policlinico di Genova, Matteo Bassetti. Sulla piazza virtuale dei Social, ha risposto avventurandosi ironicamente nel campo della fisica ed evocando "il neutrino”, per sottolineare che con quella particella aveva la stessa dimestichezza che il fisico dimostrava di avere con i temi della salute pubblica. A difesa di Parisi è intervenuto il professor Walter Ricciardi, docente d i Igiene e salute pubblica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. Il suo velenoso tweet - "Giganti, nani e ballerine" - gli ha attirato l’irosa risposta che chiama in causa l’indice che misura il valore accademico degli scienziati in base alle pubblicazioni. Nonché i trascorsi di attore dell’igienista che, da giovane, aveva recitato, tra l'altro, in “L’ultimo Guappo”, con Mario Merola: “Qui l’unico nano è qualcun altro… ma nell’h index e nel rispetto di un collega. Per ballare può tornare alle sue antiche abitudini di spettacolo. Tra poco aprono il casting di ballando con le stelle..." Che dire? O tempora, o mores…

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