La Nuova Sardegna

Il discorso della Meloni

Oltre il tetto di cristallo, le sedici donne pioniere

di Vanessa Roggeri
Oltre il tetto di cristallo, le sedici donne pioniere

La presidente del Consiglio sceglie la chiave emotiva, femminile e femminista anche per tentare di spazzare in un solo colpo le polemiche sulla voluta declinazione al maschile delle carica istituzionale da lei incarnata, e sulla sproporzione di presenze maschili rispetto a quelle femminili nel parterre dei ministri - IL COMMENTO

26 ottobre 2022
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«Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana», lo slogan diventato poi hit virale con cui è esplosa Giorgia Meloni nel 2019, è un concentrato della sua ideologia politica.

Ritmico e d’impatto, che in forma più estesa ha codificato, soprattutto in apertura, il discorso tenuto alla Camera per chiedere la fiducia. La neo Presidente del Consiglio dei Ministri sceglie la chiave emotiva, femminile e femminista anche per tentare di spazzare in un solo colpo le polemiche sulla voluta declinazione al maschile delle carica istituzionale da lei incarnata, e sulla sproporzione di presenze maschili rispetto a quelle femminili nel parterre dei ministri. Giorgia ci dice subito che lei non ce l’ha fatta da sola: se è arrivata a sedere sullo scranno più alto, dopo 76 anni di storia repubblicana ad appannaggio maschile, è merito di tutte quelle donne che prima di lei hanno osato, e con grandi sacrifici hanno saputo costruire la scala che le ha permesso di sfondare il famigerato tetto di cristallo, quel limite ideale che impedisce alle donne di fare carriera e affermarsi. Giorgia compie una scelta precisa quando cita 16 nomi femminili, ma è una scelta ancora più ponderata quella di anteporre ai simboli noti, milioni di donne che ogni giorno sono costrette ad affrontare difficoltà grandi per vedere riconosciuto il proprio talento. “Io sono Giorgia, sono una donna”: e in quanto tale, sente tutto il peso di questa grande responsabilità. Il fatto che lo affermi in apertura, prima di sciorinare le intenzioni programmatiche del Governo, serve proprio a sottolinearne l’importanza.

“Io sono Giorgia, sono italiana”: da italiana ringrazia tutte quelle italiane che sono state pioniere lungimiranti, a tal punto da riuscire ad aprire strade che non esistevano, superando traguardi e raggiungendo primati in tutti i campi. “Io sono Giorgia”: e in quanto Giorgia, avulsa dal proprio cognome di derivazione paterna, sceglie di chiamare soltanto per nome le 16 personalità, allo scopo preciso di creare, a livello di comunicazione subliminale, quel senso di sorellanza che troppo spesso latita, un sentimento di vicinanza tra donne, di solidarietà e orgoglio per i successi delle altre. Grazie a Rosalie Montmasson, eroina insieme ai Mille di Garibaldi; grazie a Cristina Trivulzio di Belgioioso, nobildonna delle barricate, giornalista e editrice di giornali rivoluzionari; grazie a Alfonsina Strada, prima ciclista donna a competere in gare maschili come il Giro d’Italia; grazie a Maria Montessori, pedagogista, educatrice, tra le prime donne a laurearsi in medicina, scienziata divulgatrice di un metodo educativo diffuso in tutto il mondo; grazie a Grazia Deledda, unica donna italiana premio Nobel per la Letteratura; grazie a Tina Anselmi, partigiana e insegnante, prima donna a rivestire la carica di ministra nel 1976; grazie a Nilde Iotti, prima donna eletta alla terza carica dello Stato; grazie alle giornaliste Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio, e Maria Grazia Cutuli, uccisa in Afghanistan; grazie a Oriana Fallaci, prima giornalista inviata speciale al fronte; grazie a Rita Levi Montalcini, neurologa, premio Nobel per la medicina; grazie a Fabiola Giannotti, attualmente direttrice generale al CERN di Ginevra; grazie a Samantha Cristoforetti, astronauta, prima donna europea comandante della Stazione spaziale internazionale; grazie a Marta Cartabia, prima donna presidente della Corte Costituzionale; grazie a Elisabetta Casellati, prima donna presidente del Senato. E infine, “io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana”: grazie a Chiara Corbello Petrullo, proclamata serva di Dio dalla Chiesa perché ha scelto di non curarsi pur di salvare la vita del bimbo in grembo. Grazie a tutte loro per aver dimostrato il valore delle donne italiane, così come spera di fare anche Giorgia.


 

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