La Nuova Sardegna

Cartabia

Giustizia, la riforma che scontenta un po’ tutti

di Giuseppe Bassu
Giustizia, la riforma che scontenta un po’ tutti

Ci sono evidenti difficoltà di accesso alla giustizia con una più evidente disparità di trattamento fra i cittadini che hanno sempre più ostacoli a chiedere giustizia

31 marzo 2023
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Sarà capitato a tutti in questi giorni di vedere nei cassonetti dedicati alla carta, una moltitudine di piccoli e medi volumi di tutti i colori. Chi poi incuriosito avesse verificato di cosa si trattasse, avrebbe scorto in tutti l’indicazione “Codice di procedura civile”.

A seguito della riforma che porta il nome del ministro, piace a tutti essere ricordati, Cartabia è stato dato un impulso, paragonabile solo a quello del bonus 110%, per la ristampa del codice e della produzione di commenti mentre tutti i siti giuridici venivano invasi di note o osservazioni. Per evitare confusioni o refusi via i vecchi codici e introduzione dei nuovi. Via a chiedere lumi, effettuare le notifiche con il vecchio rito e attendere una stabilizzazione del nuovo.

Alla riforma Cartabia va riconosciuto di aver trovato e finalmente la unanimità dei dissensi. Magistratura, Avvocatura istituzionale e associative l’hanno criticata per forma e contenuto. Un caso più unico che raro che è stato valutato in mille convegni dove sono state sviluppate le critiche più tecniche e pratiche possibili, che sono state finalmente ascoltate dal Ministro, ma non nel settore organizzativo, il quale accogliendo le unanimi critiche ha anticipato la riforma da giugno a marzo. Tutte le parti unite sono state considerate. Questa è la riforma: hanno sbagliato e sbagliano tutti i giuristi che la devono applicare: è talmente bella, chiara e risolutrice che la anticipiamo! Se ne facciano una ragione. Mettetela in atto e rispettate le nostre, del Ministro pro-tempore, del Governo pro-tempore, previsioni. Come farete? Non sono fatti nostri….mica dobbiamo pensare a tutto noi. È stato affermato che entro un paio d’anni si deve smaltire il 45% dei processi e ridurre del 60% i tempi, e già dal prossimo ci sono percentuali da rispettare. Lo abbiamo promesso e così sarà. Come? Sia la base a dare i risultati. Certo non può dirsi che, come tutte le riforme, soprattutto se epocali, sia tutto sbagliato, alcune cose erano assurde, vecchie e facevano perdere tempo. La riforma ha obiettivi da cui dipendono i finanziamenti per la giustizia chiesti nel PNRR e se è vero che non può essersi completamente pessimisti, si deve almeno evidenziare che non c’è un piano coordinato che interessi in maniera pressante né le scoperture di organico, che interessa sia i magistrati che il personale, che l’edilizia giudiziaria. In particolare la giustizia civile posta in secondo piano rispetto a quella penale e dal cui funzionamento e affidabilità dipende la credibilità anche verso le richieste dell’economia. Vanno effettuati seri monitoraggi per verificare soluzioni applicative congiunte che possano attenuare le tante criticità che emergeranno dopo l’entrata in vigore della riforma nel tentativo di equilibrare i tempi su tutto il territorio almeno distrettuale.

La soluzione dei problemi non è insistere sullo scaricare verso la figura del Giudice di Pace, utilizzato per illudere l’Europa di aver trovato la pietra filosofale, oberato sempre più di compiti e competenze verso cui non si ha alcun riconoscimento. Ci sono evidenti difficoltà di accesso alla giustizia con una più evidente disparità di trattamento fra i cittadini che hanno sempre più ostacoli a chiedere giustizia. In Italia mancano magistrati e personale amministrativo, il problema è nelle risorse e solo verificando sul campo e ascoltando chi, ogni giorno, è nelle aule di Tribunale che si possono trovare soluzioni vere. Ci si deve chiedere seriamente perché è calato il contenzioso e perché si parla solo di una giustizia veloce. C’è da sperare che il cittadino non sia portato fuori dalla cornice costituzionale. Magistrati e Avvocati hanno fatto sempre la loro parte ma ridurre tutto a un semplicistico “si soldi” o “no soldi” è qualcosa di pericoloso rispetto proprio alla cornice costituzionale. Non si può sperare solo nei miracoli o, peggio ancora, chiedere che li facciano gli altri.

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