Trasporti in Sardegna, un sistema da ripensare
I lunghi tempi di percorrenza scoraggiano le interazioni economiche e i viaggi
La recente notevole difficoltà nell’assegnare le tratte di volo su Alghero in regime di continuità territoriale ha riportato all’attenzione il problema, tanto vecchio quanto irrisolto, dei trasporti da e per la Sardegna. In questo caso dei collegamenti via aerea, problema ovviamente fondamentale per un’isola che dipende dal turismo. Ma il problema è più vasto e si estende ai trasporti interni. Alla scarsa copertura degli stessi e ai lunghi, inaccettabili tempi di percorrenza.
Il punto chiave che voglio evidenziare è che la soluzione del problema dei collegamenti esterni e quella dei collegamenti interni sono strettamente correlati. Cagliari è un’area metropolitana densa, con una dimensione tale da essere appetibile ai vettori aerei anche senza sussidio pubblico. Sassari non ha quella scala e non riesce per questo ad essere attraente (eccetto d’estate) per le compagnie aeree, in assenza di sussidio. E anche quando sussidiato lo scalo di Alghero spesso attrae compagnie che possono permettersi di tagliare sul prezzo perché offrono un servizio di qualità molto bassa. Accadde con Livingstone nel 2013, si ripropone ora con AeroItalia che si è aggiudicata il bando offrendo un taglio del 10% rispetto all’offerta base, ITA solo dello 0.1%. La qualità del servizio è parimenti bassa (fatte una ricerca sull’web e leggete le lamentele dei viaggiatori). Se Sassari fosse collegata con Cagliari con un treno ad alta velocità, l’aeroporto di Cagliari sarebbe un potenziale sostituto per quello di Alghero, con grande beneficio per i viaggiatori. Ancora meglio se l’alta velocità collegasse Sassari con Olbia (raggiungibile in 40 minuti). Questo non vuol dire che bisogna rinunciare all’aeroporto di Alghero, tutt’altro. Su questo occorre sviluppare una seria politica, finora mai emersa, con il governo italiano e la Commissione Europea per rivedere la logica (spesso insensata) che presiede agli aiuti di Stato. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che la Sardegna ha una popolazione contenuta e sparpagliata nel territorio, un reddito basso, una forte stagionalità dei movimenti, una economia poco integrata con la penisola (anche a causa della carenza di trasporti) che la rende poco attraente, dato lo stato della tecnologia, alle compagnie di trasporto aereo in regime di concorrenza. Di conseguenza bisogna pensare a una struttura organica dei trasporti che garantisca i collegamenti tendendo conto di questi vincoli. In primo luogo, partendo dai trasporti interni occorre recuperare la visione coraggiosa dei piemontesi e puntare sull’alta velocità lungo la famosa T – il collegamento nord-sud tra Cagliari e Sassari e il collegamento est-ovest tra Sassari e Olbia, con linee che attingano alla frontiera della tecnologia per minimizzare i tempi di collegamento. L’obiezione che viene mossa è che, come per i trasporti aerei, il flusso giornaliero di passeggeri è troppo contenuto per rendere l’operazione economicamente conveniente. L’obiezione è pertinente, ma ignora un punto: i lunghi tempi di percorrenza scoraggiano le interazioni economiche e i viaggi. Chi oggi va a Cagliari da Sassari (o viceversa) spesso usa l’auto perché questo mezzo domina, in termini di tempo, il treno. Userebbe il treno se questo fosse significativamente più rapido. Serve una seria verifica, ma l’esperienza dell’alta velocità nella penisola è molto incoraggiante. Il flusso di passeggeri nei treni ad alta velocità di Trenitalia da quando è stata introdotta nel 2008 è cresciuto di oltre il 500% (da 6,5 a 40 milioni nel 2018). La crescita della domanda è stata così impetuosa da aver richiesto il raddoppio dei treni, oltre all’ingresso di Italo. In secondo luogo, occorre definire un sistema per rendere l’isola accessibile ai flussi turistici in modo da sfruttare al meglio le sue risorse sparse nel territorio. La T aiuta notevolmente perché consente di muoversi agilmente tra città, aeroporti e porti. Ma ovviamente non è sufficiente. Ci sono diverse linee ferroviarie secondarie, alcune in fase di potenziamento con i progetti del PNRR.