La Nuova Sardegna

Il Nobel

Economia dell’emancipazione

di Mario Macis
Economia dell’emancipazione

La ricerca di Claudia Goldin è una chiara chiamata all’azione per costruire un futuro più equo per tutte le donne

12 ottobre 2023
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«Il maggiore coinvolgimento delle donne nell’economia ha rappresentato il cambiamento più significativo nei mercati del lavoro durante l’ultimo secolo”. Questa è l’affermazione con cui inizia uno dei più influenti studi di Claudia Goldin, professoressa all’Università di Harvard e recente vincitrice del premio Nobel per l’Economia nel 2023. Il riconoscimento le è stato assegnato “per aver migliorato la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile».

La ricerca di Goldin ha portato alla luce dati preoccupanti: le donne sono ancora sottorappresentate nei mercati del lavoro a livello globale. E, anche quando impiegate, tendono a percepire salari inferiori rispetto ai loro colleghi maschi. Il Nobel celebra gli sforzi di Claudia Goldin, che durante la sua carriera ha presentato il primo resoconto sulle retribuzioni femminili e sulla partecipazione al mercato del lavoro nel corso dei secoli. Goldin ha scavato nel passato, analizzando dati di oltre 200 anni, per mostrare come e perché le disparità di genere in termini di reddito e occupazione siano mutate. La sua ricerca illumina le dinamiche dietro i cambiamenti e svela le ragioni dei persistenti divari di genere.

È interessante notare come il divario salariale tra uomini e donne fosse dovuto a differenze nell’istruzione o nelle scelte professionali, spesso dettate da norme sociali rigide. Ma ciò che Goldin ha evidenziato è che, oggi, gran parte di questa differenza si verifica all’interno delle professioni, e si amplifica con eventi come la nascita del primo figlio. Questa constatazione ci costringe a riflettere sul peso delle norme sociali e delle disparità nella distribuzione delle responsabilità familiari, che ancora oggi incidono fortemente sulle scelte lavorative delle donne.

Nel corso degli anni, Goldin ha delineato alcune delle principali “rivoluzioni” che hanno riguardato il genere femminile. Ad esempio, nella sua Ely Lecture del 2006, intitolata “La rivoluzione silenziosa che ha trasformato l’occupazione, l’istruzione e la famiglia delle donne”, ha messo in evidenza come, a partire dagli anni’70, ci sia stato un incremento dell’istruzione femminile e delle carriere professionali, parallelo al ritardo nell’età del matrimonio e della maternità. Una riflessione merita il suo studio sul “potere della pillola”, in cui viene documentato come l’introduzione dei contraccettivi orali abbia influenzato le scelte di vita delle donne, offrendo loro autonomia riproduttiva e quindi maggiore libertà nelle decisioni professionali.

Un altro dato di rilievo, emerso dai suoi studi, riguarda la mutazione dei ruoli femminili: tra il 1940 e il 2000, la percentuale di donne laureate in professioni “tradizionali” come l’insegnamento è diminuita, mentre quella in settori maschilizzati, come medicina o diritto, è molto cresciuta. Questa trasformazione evidenzia una lenta ma costante evoluzione nella percezione dei ruoli di genere. I temi affrontati da Goldin sono di stretta attualità e vengono studiati in economia e in altre scienze sociali. Nonostante i progressi, Goldin enfatizza le barriere che le donne ancora affrontano, specialmente in professioni che richiedono orari prolungati e impegno anche nel weekend, spingendo le donne a dover scegliere tra crescita professionale e responsabilità familiari. Ciò crea un circolo vizioso in cui le donne percepiscono stipendi più bassi, incontrano limitate opportunità di avanzamento e faticano di più nel bilanciare impegni lavorativi e familiari.

L’opera di Claudia Goldin getta luce su importanti aspetti della storia economica e sociale delle donne, ma sottolinea anche le sfide ancora presenti nel nostro tempo. In molti paesi, anche economicamente avanzati, persistono notevoli disparità salariali di genere, e le donne rimangono sottorappresentate in ruoli dirigenziali, sia politici che aziendali. L’Italia, evidenziata dal recente Global Gender Gap del World Economic Forum, ha perso terreno, scivolando dal 63° al 79° posto, principalmente per la scarsa presenza femminile in politica. Nonostante un lieve miglioramento, passando dal 110° al 104° posto in partecipazione e opportunità economiche, il Paese rimane ancora nella parte bassa della classifica.

La ricerca di Claudia Goldin è una chiara chiamata all’azione per costruire un futuro più equo per tutte le donne.

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