La Nuova Sardegna

Oristano

Emergenza sanitaria nello stagno

di Enrico Carta
Emergenza sanitaria nello stagno

Nelle acque della laguna di Marceddì tantissima vegetazione, fango, rifiuti e centinaia di carcasse

10 dicembre 2013
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TERRALBA. Detriti, rifiuti di ogni tipo e decine e decine di carcasse di animali. L’alluvione non smette di far danni, nonostante il tempo si sia rimesso da diversi giorni e il sole sia tornato a splendere. Dopo l’emergenza del primo momento, ora si sta andando incontro ad un nuovo drammatico allarme di tipo ambientale e sanitario. Le preoccupazioni sono per lo stagno di San Giovanni a Marceddì.

È nelle acque della laguna che si è accumulata, nei giorni successivi all’alluvione di venti giorni fa, un’enorme quantità di rifiuti e di detriti. Spinti dalla forza delle acque sono finiti laddove termina anche la corsa del Rio Mogoro, la cui corrente fortissima nei giorni delle piogge torrenziali è riuscita a trascinare di tutto. Così, nello stagno, non sono arrivati solo enormi massi, fango, vegetazione di ogni tipo strappata dal terreno con la forza dell’acqua, ma anche tantissimi rifiuti.

Sott’acqua non ci sono solo enormi quantità di plastica o altri tipi di rifiuti prodotti quotidianamente nelle case. Nello stagno si sono accumulati anche rifiuti ingombranti e ferrosi, rifiuti speciali che hanno bisogno di particolari pratiche di smaltimento e soprattutto tantissime carcasse di animali annegati durante le piogge e poi trascinati sin lì.

Dopo i sopralluoghi effettuati dalla Guardia forestale, coordinata dal comandante della stazione di Marrubiu, Antonello Cadoni, la situazione più critica è diventata proprio quella di Marceddì, dove si rischia a breve l’emergenza ambientale, con i problemi al settore della pesca che sono già evidenti. Sin da ora appare chiaro che servirà una bonifica immediata di tutto lo specchio d’acqua e in più ci si dovrà adoperare per il ripristino di una serie di opere, in modo da evitare ripercussioni al delicato ecosistema.

Il primo e più urgente problema è però quello dell’inquinamento delle acque. A preoccupare, in questo caso, più che l’enorme mole di detriti e di fango, sono i rifiuti – sul fondale si sono adagiati anche tantissimi elettrodomestici – e forse ancor di più le carcasse. Le pecore morte nell’alluvione sono un migliaio e molte di queste sono state trascinate sino allo stagno dalla furia delle acque.

Le carcasse in decomposizione ovviamente rischiano di compromettere la salubrità dell’acqua e, di riflesso, anche quella degli organismi che popolano lo stagno. Servirebbe quindi un intervento immediato, che dovrebbe andare di pari passo con quello di ripristino di alcune opere accessorie. Sono stati infatti riscontrati problemi di deflusso delle acque, perché lo sbarramento è ostruito soprattutto da canne e dalla vegetazione trascinata dalle acque. I problemi, in questo caso, potrebbero diventare notevoli se nuvole e pioggia dovessero riaffacciarsi.

Il livello dell’acqua si è infatti sollevato notevolmente e se dovesse piovere, non sono esclusi allagamenti con danni notevoli alle zone circostanti.

L’innalzamento del livello e la forza con cui l’acqua ha corso nei giorni successivi all’alluvione hanno causato anche fenomeni di erosione. In più sono state danneggiate strutture di supporto allo stagno e numerose paratie. Insomma, una situazione tutt’altro che semplice da risolvere, per la quale non basta sperare nel bel tempo.

I primi ad andare incontro alle difficoltà sono i pescatori che, numerosi, fanno parte del consorzio che lavora proprio nello stagno di Marceddì. La presenza di tantissimi rifiuti e della vegetazione trascinata dal Rio Mogoro impedisce o rende particolarmente difficile l’utilizzo delle reti e dei bertivelli, per cui l’attività in questi giorni è stata notevolmente compromessa. Di certo non si può pensare che la situazione rimanga questa per molto tempo.

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