La Nuova Sardegna

Oristano

SOLARUSSA

Le mamme dei vandali del presepe: non sono teppisti

Le mamme dei vandali del presepe: non sono teppisti

SOLARUSSA. «Non sono dei teppisti. Hanno sbagliato, sono stati puniti ma non devono essere etichettati e minacciati come dei criminali». I genitori dei protagonisti del piccolo raid vandalico contro...

04 gennaio 2014
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SOLARUSSA. «Non sono dei teppisti. Hanno sbagliato, sono stati puniti ma non devono essere etichettati e minacciati come dei criminali». I genitori dei protagonisti del piccolo raid vandalico contro il presepe di Solarussa difendono i loro figli dalla gogna allestita in paese e raccontano il loro punto di vista sulla faccenda: «Innanzi tutto, l’episodio della chiesetta della Grazie non deve essere accomunato a quello del presepe», hanno detto i genitori, «sono due cose distinte e i nostri ragazzi, che sono poco più che bambini, non sono responsabili dei faretti frantumati a pietrate». Anche sull’episodio della chiesa di San Pietro, quella del presepe, i genitori hanno qualcosa da dire: «Sono state dette tante cose inventate. Non ci sono stati danni effettivi al presepe, tanto che i volontari l’hanno sistemato in una serata. Sono state rotte una decina di lampadine che erano in una scatola ed è stata capovolta qualche statuina. Niente di più».

Confermata, invece, l’età dei protagonisti: «Hanno tredici e quattordici anni, hanno agito senza pensare». Il racconto degli abitanti, invece, è leggermente diverso da quello dei genitori e ribadisce particolari abbastanza dettagliati: «Mettere petardi dentro le casette del presepe o coprire il volto di una statua con il nastro isolante non la definirei una bravata», afferma uno dei solarussesi che sono intervenuti sulla questione. Insomma, punti di vista diametralmente opposti che non scalfiscono la gravità dell’episodio e la leggerezza di un gruppo di ragazzi, ormai non più bambini da unl pezzo, che si dicono pentiti e chiedono di non essere schedati per quello che hanno combinato durante un noioso pomeriggio di dicembre.

Claudio Zoccheddu

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