La Nuova Sardegna

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A Massama svuotate le celle, arrivano altri detenuti speciali

di Enrico Carta
A Massama svuotate le celle, arrivano altri detenuti speciali

ORISTANO. Tra ieri e oggi sono andati via in diciannove. Domani altri sette saluteranno le mura e le sbarre che li hanno ospitati. Il totale è di ventisei e il fatto che vadano via non può che essere...

18 gennaio 2014
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ORISTANO. Tra ieri e oggi sono andati via in diciannove. Domani altri sette saluteranno le mura e le sbarre che li hanno ospitati. Il totale è di ventisei e il fatto che vadano via non può che essere interpretato in un’unica maniera. A Massama si stanno svuotando le celle per fare posto ad altri detenuti speciali che sono in arrivo nei prossimi giorni. In tutto dovrebbero essere un’altra quarantina, forse anche cinquanta, e andranno ad aggiungersi a quelli che già sono stati trasferiti nella casa circondariale nelle scorse settimane. Erano un’ottantina, si arriverà ad avere centoventi o poco più di quelli che, qualcuno degli addetti ai lavori ha ribattezzato come «I bravi ragazzi». Stanno infatti tutti scontando pene con la misura dell’Alta sicurezza 3 e hanno un passato da affiliati a cosche mafiose o in celle terroristiche.

L’annuncio che, dopo il carico di dicembre, i trasferimenti sarebbero ripresi a gennaio verrà quindi rispettato. I prossimi giorni saranno quelli in cui altri ospiti prenderanno possesso delle celle nel carcere di Massama che sarà a tutti gli effetti un carcere di massima sicurezza. Tanto più che l’imminente apertura del carcere di Uta sarà il semaforo verde per l’arrivo da Cagliari e Tempio di un’altra cinquantina di detenuti speciali.

A quel punto, sempre richiamandosi al gergo carcerario e con buona pace di qualche politico che ha sbandierato a ripetizione la sua volontà di fermare il piano del Ministero, la casa circondariale di Massama sarà «a regime».

Quel che invece non sembra affatto a regime è il numero di varie figure professionali, indispensabili perché tutto funzioni. Se gli agenti iniziano a mugugnare, di certo il malcontento non è più solo latente tra gli educatori che rimangono appena tre. Non ci sono psicologi, mancano i criminologi e quegli esperti che sono decisivi per l’osservazione della personalità del detenuto e nel riferire ai giudici sul percorso di «revisione critica» sui reati commessi. Eppure il disegno, sempre negato nelle stanze dei bottoni, ma portato avanti con rapidità estrema, è ormai avviato alla conclusione.

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