La Nuova Sardegna

Oristano

san vero milis

Le radici lontane dei nostri saperi

Le radici lontane dei nostri saperi

Successo della rassegna “Mandiàrisi” su cibi e attività preistorici

12 maggio 2014
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SAN VERO MILIS. Se si potesse riassumere in gergo cinematografico, dell’edizione di “Mandiàrisi” andata in scena lo scorso fine settimana, si potrebbe sicuramente dire: buona la prima. A cominciare dal convegno sugli antichi sapori degli alimenti consumati nel territorio sanverese in epoca preistorica e storica, di cui sono stati rinvenuti diversi residui, costituiti da ossa di ovini, bovini, selvaggina e pesce, nei siti archeologici di s’Urachi e Serra is Araus. L’archeologo Alfonso Stiglitz, ha svolto un’interessante relazione sulle abitudini alimentari dei nostri progenitori evidenziando il fatto che non si discostavano di molto da quelle attuali. «Le pietanze – ha detto – venivano accompagnate da un vino acidulo, diverso da quello che conosciamo adesso, però sicuramente molto apprezzato nel periodo nuragico e fenico punico». Lo spirito di “Mandiàrisi” che, nel suo significato più esteso ingloba i vari modi del mangiare e della preparazione delle pietanze nei nostri paesi, ha messo in mostra i saperi della cultura locale, fatta di artigianato e prodotti del territorio come i canestri realizzati con il giunco. Lo scorso anno, grazie anche alla lungimiranza dell’amministrazione locale presieduta dal sindaco Adelia Murru, è stato realizzato un corso sull’arte dell’intreccio, che ha visto la partecipazione di una cinquantina di allievi. A fare da docenti alcuni artigiani locali impegnati a non lasciar morire un’attività che fino a qualche decina di anni fa costituiva un’importante fonte di reddito. I canestri, e gli altri manufatti in giuncovenivano venduti in tutta l’isola. «Oggi vivere di questo mestiere – dicono molti di loro – è praticamente impossibile. Per realizzare un canestro come quello che veniva utilizzato dalle nostre mamme e dalle nostre nonne per il pane appena sfornato (su cherrigu), ci vogliono almeno venti giorni di lavoro e il prezzo di vendita non copre l’impegno». Tuttavia c’è ancora chi, nonostante le difficoltà, porta avanti un mestiere antichissimo e cerca di insegnarlo ai più giovani perché non scompaia. Anna Rita Spanu, come Giovanna Palmas e Gianni Lotta, ci credono ancora. E, per la meraviglia dei tantissimi visitatori che hanno affollato le vie del centro storico, continuano a realizzare creazioni meritevoli di trovare spazio nei salotti buoni della cultura.

Piero Marongiu

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