di Enrico Carta
30 maggio 2014
ORISTANO. «Deportati». Dal carcere arriva una lettera, dove non si ha paura a usare quel termine. La firma un detenuto, uno di quelli dell’Alta Sicurezza, uno di quelli al centro delle cronache da quando il nuovo penitenziario ha aperto le porte ai detenuti, di fatto seppellendoli a duemila chilometri di distanza da casa. In due pagine viene riassunto il dramma di chi ha visto di colpo spezzati...