La Nuova Sardegna

Oristano

Allacci fantasma, c’è un decreto penale

di Enrico Carta
Allacci fantasma, c’è un decreto penale

Condannati a 15mila euro per furto d’acqua alcuni residenti negli alloggi a canone agevolato in viale San Martino

10 giugno 2014
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ORISTANO. La tempesta sembrava passata poco più di un anno fa. Per due giorni, ad aprile del 2013, gli appartamenti a canone agevolato del Comune in viale San Martino erano rimasti senz’acqua. Tutto era poi tornato alla normalità, ma la storia mica era finita lì. Quello era solo un segnale e infatti ieri, i residenti della palazzina si sono ritrovati di fronte a una poco piacevole novità che si chiama decreto penale di condanna e, a meno di ricorsi con esito differente, dovranno pagare una somma di quindicimila euro.

Il motivo? Un furto d’acqua durato circa cinque anni che Abbanoa avrebbe rilevato diverso tempo fa e che aveva portato proprio allo slaccio dei contatori coi rubinetti che erano rimasti all’asciutto per due giorni. Detta così sembra semplice e vien da pensare che qualcuno si sia allacciato abusivamente alla rete idrica. In realtà la storia delle sette famiglie che abitano nella palazzina del Comune è un po’ più complessa.

Con tutta probabilità c’è una sorta di equivoco alla base. Chi vi risiede era convinto che, essendo alloggi di edilizia popolare appartenenti all’amministrazione, l’ente pubblico avrebbe dovuto pagare le bollette o che comunque queste venissero rendicontate direttamente all’utenza del Comune. In realtà, e questo sembrava fosse già stato chiarito al momento dello slaccio dell’acqua un anno fa, ciascuno avrebbe dovuto provvedere al pagamento della propria utenza con un eventuale e successivo rimborso del Comune che, grazie all’assistenza che garantisce alle famiglie meno abbienti, si occupa anche di pagare bollette per chi non può permetterselo.

Secondo il decreto penale, che prevede la sanzione pecuniaria per ciascuno dei responsabili, chi risiede in quelle case avrebbe dovuto comunque provvedere ad effettuare l’allaccio – in tal senso il Comune si era occupato di fare le predisposizioni perché poi i contatori venissero collegati e ad Abbanoa fosse consentito di misurare il consumo dell’acqua.

Invece, proprio quando il gestore della rete idrica effettuò i controlli, si accorse che quelle erano utenze fantasma. Immediata, così come in altri casi scattò la denuncia per furto d’acqua che ha dato origine al decreto penale di condanna. Chi pensa che, almeno a questo punto, la vicenda sia finita qui deve ricredersi. Il decreto penale può infatti essere impugnato e dar vita a un processo in cui, alla presenza del giudice, il caso potrà essere analizzato in maniera più completa per stabilire se le colpe siano effettivamente dei residenti oppure se questi siano vittime esclusivamente di un pasticcio burocratico dal quale rischiano di rimanere travolti.

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