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Poligono sul lago Omodeo, si spacca il fronte dei sindaci

di Maria Antonietta Cossu
Poligono sul lago Omodeo, si spacca il fronte dei sindaci

ORISTANO. Nessun risultato concreto è scaturito dal serrato confronto sul poligono di tiro dell’Omodeo che si è svolto ieri tra amministratori, vertici del Caip e prefetto. Ciò che è emerso, invece,...

16 luglio 2014
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ORISTANO. Nessun risultato concreto è scaturito dal serrato confronto sul poligono di tiro dell’Omodeo che si è svolto ieri tra amministratori, vertici del Caip e prefetto. Ciò che è emerso, invece, è che il fronte dei sindaci non è unitario. Tutti convengono sull’importanza capitale di salvaguardare l’habitat naturale e di tutelare gli interessi delle comunità locali, ma le istanze divergono dall’obiettivo primario. La corrente radicale chiede lo smantellamento del campo di tiro senza condizioni, altri sindaci sono per una linea più morbida. Il fronte moderato è disponibile al confronto per trovare soluzioni condivise in grado di conciliare la presenza del poligono con le politiche di tutela ambientale e di sviluppo economico del territorio. Una posizione più affine a quella dei vertici del Caip, disposti a tenere in considerazione la proposta di individuare un’area con le stesse caratteristiche del compendio di Zuri.

Ma su un punto sono stati irremovibili: finché, e se, non saranno trovati siti alternativi adeguati il poligono dell’Omodeo non chiuderà. Sopprimerlo, è stato detto, equivarrebbe a chiudere il Caip. Un’eventualità che secondo l’ala più oltranzista non è contemplata dal ministero. «Abbiamo sempre difeso il Caip e continueremo a farlo ma non crediamo corra questo rischio – ha detto il sindaco di Sorradile, Pietro Arca –. Il poligono però deve sparire: l’attività militare non è compatibile con l’ambiente e con il programma di sviluppo turistico che abbiamo in serbo per il territorio». Sulla stessa linea i colleghi di Soddì, Neoneli, Boroneddu e Tadasuni. Il fronte moderato (Ghilarza, Aidomaggiore, Norbello, Bidonì, Nughedu Santa Vittoria e Abbasanta) ha continuato a caldeggiare la via del dialogo. Francesco Mura ha proposto una delle cave dismesse di Nughedu: «Da 15 anni si esercita la Forestale, che convive senza problemi con la popolazione». Sulle posizioni della prima ora anche Stefano Sanna. «Il poligono deve proseguire l’attività in uno spirito di collaborazione tra Comuni e forze di polizia. Tra l’altro – ha aggiunto – il campo di tiro non ricade in area Sic: lo stesso piano di gestione non cita alcuna problematica o causa di minacce legate all’attività militare».

Il direttore del Caip Antonio Pigozzi ha chiarito alcuni aspetti in merito ai dubbi sollevati dai sindaci irriducibili precisando che le esercitazioni vengono svolte in un’area demaniale – e solo con armi convenzionali – da polizia, carabinieri, compagnie barracellari e da nessun’altra forza armata. Il prefetto Vincenzo De Vivo si è reso disponibile a sostenere qualunque soluzione alternativa praticabili.

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