La Nuova Sardegna

SANTA GIUSTA. La corte d’appello riapre l’istruttoria e colma quella che ritiene essere stata una lacuna del processo di primo grado. Si torna quindi in aula il 25 novembre per il processo di secondo grado legato alla morte di Marco Usai, l’operaio deceduto alcuni anni fa a seguito di un infarto. Sotto accusa, forte dell’assoluzione in primo grado, c’è la dottoressa di Cabras Maria Giustina Camedda che ora dovrà nuovamente difendersi dall’accusa di omicidio per colpa medica. Secondo i parenti della vittima, non avrebbe infatti riconosciuto un infarto in corso durante una visita effettuata sei giorni prima che Marco Usai morisse. Una tesi che non aveva convinto il giudice di primo grado, tanto meno la difesa della dottoressa affidata all’avvocato Gianfranco Siuni.

Ora però lo scenario cambia. La corte d’appello ha introdotto immediatamente due importanti novità. La prima è l’acquisizione di una registrazione effettuata dal nipote della vittima. Su richiesta della procura, assieme alla testimonianza del ragazzo entrerà a far parte del fascicolo processuale sin dalla prossima fissata per il 25 novembre. In quella stessa data, accogliendo così la richiesta dell’avvocato di parte civile Ennio Masu, verrà nominato anche un perito che rappresenterà il tribunale. Sinora, in aula, si erano scontrati i due consulenti di parte quello dell’accusa e quello della difesa. Erano arrivati a conclusioni diametralmente opposte, con il primo che sosteneva che l’infarto potesse essere individuato al momento della visita e il secondo che aveva sempre replicato che non c’era più la minima possibilità di stabilire di cosa fosse morto Marco Usai e che sei giorni prima un infarto non potesse essere in atto. (e.c.)