La Nuova Sardegna

Oristano

La “Città della ceramica”, tradizione quasi ignorata

di Piero Marongiu
La “Città della ceramica”, tradizione quasi ignorata

Nei giorni scorsi un evento che ha accomunato il capoluogo ad altre 37 città L’Istituto d’Arte Contini e alcuni artisti impegnati a tenere vivi preziosi saperi

01 giugno 2015
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ORISTANO. È passata quasi sotto silenzio la prima edizione di “Buongiorno Ceramica” in città. L’importante evento, organizzato dall’Associazione italiana città della ceramica in collaborazione con Artex, ha preso il via venerdì scorso da Faenza e ha visto protagoniste 37 città di tradizione ceramica, tra cui Oristano. A rappresentare l’antica arte dei Figoli oristanesi per conto del Comune, è stato l’Istituto d’Arte Carlo Contini, che ha aperto le porte del laboratorio in cui si formano gli oltre 350 alunni, iscritti ai corsi che fanno parte dell’ampia offerta didattica, ai visitatori. «Una manifestazione importante, che si propone di promuovere il processo produttivo della ceramica artistica», hanno detto, Antonietta Motzo e Maria Grazia Piras, vicaria e fiduciaria della scuola. Perché di arte si tratta, e in molti casi di arte di altissimo livello. «Purtroppo – ha detto l’assessore comunale Emilio Naitza – una tradizione radicata come quella della ceramica, in quest’ultimo periodo è scesa pressoché a zero». Verrebbe da chiedersi a chi debba essere imputata la responsabilità di questa involuzione in una provincia che esprime ancora alcuni ceramisti di grandissimo livello, che però incontrano grosse difficoltà a mantenere aperte le botteghe a causa dei costi eccessivi che devono sostenere nei confronti dello Stato in termini di tasse da pagare. «Tutte le amministrazioni che si sono succedute si proponevano di far crescere e sostenere la capacità imprenditoriale dei ceramisti – ha detto ancora Naitza –. Eventi come il Tornio di via Figoli, lo dimostrano». Da anni si parla di un Museo della Ceramica, ma finora si è fatto ben poco per realizzarlo. «Circa un anno fa, durante la presentazione del catalogo celebrativo del cinquantennale della fondazione della Scuola d’Arte – ha detto Antonietta Motzo – il sindaco Guido Tendas aveva detto che avrebbe destinato ai giovani ceramisti, locali idonei ad ospitare le loro creazioni, senza richiedere loro il canone d’affitto per due anni. Alle buone intenzioni però, non sono seguiti i fatti». Adesso si parla di destinare alcuni locali del mercato di via Mazzini, una volta ristrutturati, all’esposizione permanente della produzione artigianale oristanese, quindi non solo della ceramica. Al momento però quei locali continuano ad ospitare il mercato, e il Museo della Ceramica sembra lontano dall’essere realizzato. «Occasioni come “Buongiorno Ceramica” – conclude Motzo – sono utili per rilanciare la produzione ceramica e la realizzazione del Museo potrebbe rappresentare un’importante occasione di scambio con altre realtà: confrontarsi aiuta a crescere».

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