La Nuova Sardegna

Oristano

La sede legale in Irlanda per creare le plusvalenze

di Enrico Carta
La sede legale in Irlanda per creare le plusvalenze

Indagini della Finanza sull’evasione fiscale: il meccanismo dell’esterovestizione La tassazione più bassa ha generato i guadagni che sono però ritenuti illeciti

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ORISTANO. Tutto si può riassumere con una parola alquanto complicata e raramente ascoltata: esterovestizione. La vicenda della maxi evasione fiscale che, per il momento, la Guardia di finanza avrebbe quantificato in circa due milioni di euro in attesa di eventuali smentite o conferme che arriveranno dall’indagine ancora agli albori, è legata proprio a quella parola sconosciuta ai più.

È grazie a un’esterovestizione – vale sia per il reddito delle persone fisiche che per quello delle società – che l’imprenditore Roberto Musu, 36 anni, particolarmente attivo nel campo delle attività che si occupano della compravendita di oro usato sarebbe riuscito a sfuggire alla morsa del fisco italiano, pagando una tassazione decisamente inferiore e creando così quelle plusvalenze che oggi vengono considerate dalle Fiamme Gialle come il corpo del reato.

La contestazione del pubblico ministero Paolo De Falco nasce nel momento in cui la sede legale della società di “compro oro” viene collocata al di fuori dei confini nazionali italiani. Viene scelta l’Irlanda, una terra in cui la tassazione è nettamente inferiore. A Oristano, però, secondo la procura sarebbe stata effettuata, in tutti questi anni, la vera attività della società. Gli ordini, le decisioni e l’oggetto sociale sarebbero rimasti in tutti questi anni in città e non certo nella verde isola del nord Europa. È un po’ quel che accade quando sportivi, attori, industriali o comunque persone dal portafoglio particolarmente gonfio riescono ad ottenere la residenza in uno Stato con un regime di tassazione inferiore rispetto all’Italia e ritengono sia sufficiente pagare il fisco in quei paesi – l’esempio di Montecarlo è quello che più spesso viene utilizzato –.

Secondo gli inquirenti, non è sufficiente che dalla sede legale della società, che sarebbe stata gestita a distanza all’ombra della statua di Eleonora, siano stati commissionati e fatturati lavori poi eseguiti dalla società oristanese collegata alla principale. L’evasione fiscale rimarrebbe proprio per via dell’esterovestizione.

Trattandosi di un’indagine ancora agli albori, che peraltro potrebbe anche estendersi – la procura sta vagliando la posizione di altre persone che avrebbero collaborato con la società – e nella quale non c’è stato alcun occultamento di documenti o di denaro, parlare di certezze è comunque prematuro.

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