La Nuova Sardegna

Oristano

Ha guardato negli occhi il suo assassino

di Enrico Carta
Ha guardato negli occhi il suo assassino

Il killer era di fronte alla sua vittima e ha sparato da pochi passi le due fucilate che hanno ucciso l’allevatore Felice Atzori

20 settembre 2015
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AIDOMAGGIORE. Ha guardato negli occhi l’assassino, prima che i suoi si spegnessero per sempre, serrati da due fucilate. Le ha sparate da pochi passi un killer che gli si è parato davanti come uno spettro di morte che si allungava sulla vita piuttosto serena di Felice Atzori, l’allevatore ucciso a fucilate nella sua azienda di Sa Tanga noa all’alba di venerdì. Un uomo tranquillo, stavolta per davvero, al di là delle classiche dichiarazioni di circostanza, perché la vittima non aveva denunce a suo carico, aveva tantissimi amici ed era assai conosciuto nella zona proprio per la sua disponibilità.

Ma c’è chi pensa che non ti fai un nemico a 77 anni all’improvviso e infatti, nel passato di Felice Atzori qualche ombra c’è. Ma in ogni episodio di cronaca in cui era rimasto coinvolto aveva spesso vestito i panni della vittima, proprio come venerdì, anche se la pena questa volta è stata massima. Di denunce ne aveva presentato parecchie, perché più di una volta era stato il bersaglio di furti di animali, danneggiamenti e persino di un incendio che aveva distrutto parte della sua azienda. Eppure, al contrario di quel che succede in tante altre storie sarde di campagna, il suo nome mai era finito nell’elenco di coloro che potevano essere sospettati di aver messo in atto qualche vendetta.

È per questo che un omicidio del genere ha colto un po’ tutti di sorpresa, tanto più in un paese che, a differenza di qualche territorio vicino, non è certo abituato a fatti di sangue e violenze. E allora per i carabinieri della Compagnia di Ghilarza guidati dal maggiore Alfonso Musumeci e del Nucleo investigativo di Oristano guidati dal capitano Sebastiano Battino, restringere il cerchio delle indagini è controproducente. A maggior ragione perché le conoscenze che Felice Atzori aveva nel mondo agropastorale erano tantissime. E allora, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Marco De Crescenzo, si parte dalle cose più immediate come i tabulati telefonici, la raccolta delle testimonianze delle sorelle, uniche parenti della vittima, dei vicini di terreno e di chi l’ha visto e ci ha parlato negli ultimi giorni.

I dati certi sono pochi e, più che altro, li regala l’autopsia, effettuata all’Istituto di medicina legale alla cittadella universitaria di Monserrato dal dottor Roberto Demontis. A sparare è stato un solo assassino che si è parato di fronte alla vittima nel momento in cui questa è scesa dall’auto per andare a sbrigare il lavoro quotidiano. Ha esploso due fucilate – da vicino, per cui sembra strano che possa aver scavalcato il muretto a secco e agito di sorpresa. I due si conoscevano? – che hanno centrato al petto Felice Atzori. Questi dopo aver avuto appena il tempo di capire, non è riuscito ad abbozzare il minimo tentativo di fuga o di mettersi al riparo dietro le lamiere dell’auto – cosa che peraltro difficilmente gli avrebbe comunque procurato una via di salvezza –.

Poi poco altro, se non che il killer è stato alquanto accorto da non lasciare tracce: i bossoli delle cartucce o sono stati raccolti dopo l’esecuzione o sono rimasti all’interno dell’arma usata come succede per le doppiette da caccia.

Allora si cerca prima di tutto di capire dove possano aver trovato dimora le radici di un odio talmente profondo da far decidere a un giudice fuori legge e sanguinario una condanna a morte per un uomo che, vista anche l’età, era ormai del tutto innocuo. È un rancore recente oppure covato per anni, da quando Felice Atzori gestiva un piccolo caseificio col fratello e aveva ancora un gregge di pecore di notevoli dimensioni? Capirlo sembra al momento impossibile, sebbene la vendetta nascosta dietro i muretti a secco di tante campagne della Sardegna sappia anche farsi attendere per decenni. Ma chi conosceva Felice Atzori continua a ripetersi la stessa domanda: «Perché proprio ora, quando aveva ormai ridotto di molto la sua attività e non aveva più nemmeno alle sue dipendenze qualche servo pastore che in passato era stato indicato come possibile autore di furti?»

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