Seneghe, la fontana resta senz’acqua
SENEGHE. Una fontana che non zampilla è una fontana morta, e, in chi la guarda, magari con gli occhi nostalgici della propria fanciullezza, produce tristezza. Da qualche giorno su un social network...
SENEGHE. Una fontana che non zampilla è una fontana morta, e, in chi la guarda, magari con gli occhi nostalgici della propria fanciullezza, produce tristezza. Da qualche giorno su un social network c’è chi s’interroga sul destino della splendida fontana che troneggia nella Piazza Giovanni Antonio Deriu, di fronte alla chiesa Parrocchiale intitolata a Maria Immacolata dell’Annunciazione. Il monumento è stato realizzato nel 1866 grazie al un progetto dell’architetto, Domenico Pili, che realizzò anche quello della fontana di Paulilatino. Per decenni i suoi splendidi Ippocampi (Cavallucci Marini) e le sue bocche di leone, sono stati testimoni dei giochi di intere generazioni di giovani del paese, che in quella piazza, nelle calde sere d’estate, si radunavano per socializzare, parlare dei loro sogni e per dissetarsi dalla calura. Seneghe, come gran parte dei paesi del Montiferru, ha un territorio ricchissimo di acqua sorgiva, da tutti ritenuta ottima grazie alla sue innumerevoli qualità e per gli effetti benefici che produce alla salute. Eppure quella fonte, da molti anni ormai (che c’entri il risparmio, visto che il Comune paga una bolletta al gestore unico?) rimane, tristemente, quasi del tutto asciutta. La fontana, alta circa quattro metri, è stata realizzata in pietra basaltica finemente lavorata da maestranze locali. L’acqua fuoriusciva dai quattro Ippocampi e dalle quattro bocche di leone, sistemate ad altezze differenti, più uno zampillo posizionato all’apice della colonna centrale che sgorgando produceva suggestivi giochi idraulici. Adesso sono in tanti a chiedersi se sia così difficile farla rivivere, magari, per evitare lo spreco e risparmiare sui costi della bolletta, applicando un sistema di riciclo dell’acqua che la riporti alla sua funzione originaria, che era quella di abbellire e rendere viva la piazza che, adesso, sembra essere diventata troppo triste. (p.m.)