La Nuova Sardegna

Oristano

l'inchiesta

Sindacopoli, il pm di Oristano chiede la confisca del tesoro dell'ingegnere di Desulo

di Enrico Carta
L'ingegner Salvatore Pinna ripreso durante le indagini su Sindacopoli
L'ingegner Salvatore Pinna ripreso durante le indagini su Sindacopoli

Secondo la Procura, Salvatore Pinna avrebbe accumulato 10 milioni. Per gli inquirenti era al vertice dell’organizzazione che pilotava gli appalti pubblici

30 ottobre 2015
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ORISTANO. Il capitano della “Squadra” – tale è per la procura l’ingegnere desulese Salvatore Pinna – aveva messo da parte un bel capitale. Dieci milioni.

Dieci milioni. È su quello che ora gli inquirenti cercano di mettere le mani e la strada da percorrere è la medesima che spesso ha fatto finire nelle casse dello Stato i capitali della mafia. La stessa legge si applica anche ai componenti delle associazioni a delinquere, ed è da colui che viene considerato come il deus ex machina dell’organizzazione in grado di pilotare appalti pubblici in vari Comuni del Nuorese e del Cagliaritano che la procura oristanese, competente per territorio, cerca di recuperare parte del danno che i reati avrebbero generato. Secondo il pubblico ministero Armando Mammone, ci sono circa dieci milioni di euro, suddivisi tra mezzo milione in conti bancari e circa nove milioni e mezzo di beni immobili e proprietà di vario tipo, che dovrebbero essere confiscati.

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La richiesta di confisca. È stata la procura stessa a chiedere questo provvedimento, che, nel caso arrivasse un responso favorevole dei giudici, congelerebbe le varie proprietà in attesa dell’esito del procedimento penale che tuttora è in fase d’indagine. Solo allora la confisca diventerebbe esecutiva. Ieri pomeriggio, giovedì 29, è quindi iniziata l’udienza camerale, di fronte al collegio composto dai giudici Andrea Mereu, Enrica Marson e Silvia Palmas.

Non è però arrivata subito una decisione, perché ai giudici, gli avvocati difensori Maurizio Parisi e Daniela Meloni – era assente l’avvocato Giulia Bongiorno, nominato già da diverso tempo quale legale di Salvatore Pinna – hanno chiesto maggiori verifiche sul capitale da confiscare. Così è stato disposto un rinvio al 14 dicembre, quando verranno chiariti alcuni dubbi sulla provenienza del patrimonio e sulla sua riconducibilità esclusiva ad uno degli oltre quaranta indagati dell’inchiesta “La Squadra” portata avanti dalla Guardia di finanza e alla quale hanno collaborato anche i carabinieri. Questi ulteriori accertamenti spetteranno proprio alle Fiamme Gialle oristanesi.

Perché la confisca? Secondo il pubblico ministero Armando Mammone a cui è affidata l’intera inchiesta sugli appalti e i progetti pubblici pilotati, che sarebbe germogliata grazie alla colpevole compiacenza di amministratori locali che intrattenevano rapporti “speciali” con una serie di professionisti, Salvatore Pinna si sarebbe arricchito a dismisura. La tesi difensiva è però che quel patrimonio – certo non pochi spiccioli – sia frutto di beni che la famiglia e l’ingegnere hanno accumulato negli anni. Per giunta non tutto il patrimonio individuato sarebbe proprietà esclusiva di Salvatore Pinna. La società che a lui faceva capo è esclusa da questi calcoli, perché si parla solo di patrimonio personale. Eppure questo patrimonio avrebbe altri intestatari e altri beneficiari, per cui non sarebbe confiscabile. Gli ulteriori accertamenti richiesti dai giudici servono proprio a questo.

I domiciliari. Ma non solo del patrimonio si preoccupa Salvatore Pinna. Nei giorni scorsi i suoi avvocati hanno infatti presentato l’istanza di revoca della misura di custodia cautelare che ormai va avanti dalla scorsa primavera. Dapprima era stato in carcere, poi erano stati concessi i domiciliari che però i giudici hanno confermato nei giorni scorsi, stabilendo che non c’erano gli estremi per rivedere la misura cautelare e assegnarne una più blanda o addirittura revocarla.

L’inchiesta. L’indagine della procura oristanese intanto va avanti su due piani separati. La prima tranche, quella che aveva portato all’emissione di 24 provvedimenti restrittivi, dovrebbe essere prossima alla conclusione che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno dando vita anche ai primi patteggiamenti. Il secondo livello dell’inchiesta è invece quello che mira più in alto e coinvolge funzionari della Regione e persino politici isolani di alto rango, motivo per cui tra i testimoni c’è anche l’ex presidente della giunta Ugo Cappellacci. Durante la scorsa legislatura, molti finanziamenti per opere pubbliche avrebbero avuto canali privilegiati proprio grazie all’ingresso in campo della “Squadra” guidata da un capitano molto deciso.

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