La Nuova Sardegna

Oristano

Inquinamento, il lago Omodeo «bomba ecologica pronta a esplodere»

di Maria Antonietta Cossu
Uno scorcio del lago Omodeo
Uno scorcio del lago Omodeo

L’allarme del sindaco di Busachi al presidente Pigliaru: «Nitriti, solfiti, amianto: gli operai non ci si lavano le mani»

01 dicembre 2015
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BUSACHI. Non solo è il bacino artificiale più grande d’Italia e il secondo d’Europa, per qualcuno l’Omodeo detiene anche il primato di lago più inquinato della Sardegna. Una bomba ecologica su cui non si può continuare a chiudere gli occhi.

Il monito si è levato da un territorio in forte sofferenza per un’economia che langue e per la desertificazione sociale che avanza, nel quale la risorsa naturale si è spesso inserita, a livello di politiche locali e di programmazione territoriale, come la chiave di volta dello sviluppo che però raramente ha trovato riscontro oggettivo nella realtà.

Il bacino imbrifero rappresenta un bene dal potenziale inespresso per il territorio circostante e allo stesso tempo un problema ambientale irrisolto. A lanciare l’ennesimo allarme sullo stato di salute delle acque interne sono stati gli amministratori della zona, che hanno scoperchiato il vaso di Pandora del Barigadu approfittando della presenza in loco di una delegazione della politica regionale.

«L’Omodeo è il lago più inquinato dell’isola», ha affermato il sindaco Gianni Orrù durante la visita del presidente Pigliaru a Busachi. «Questi territori hanno dato tanto per un invaso che assicura l’acqua a più di mezza Sardegna e ora è tempo di ricevere quei benefici che non abbiamo avuto, come i 300 miliardi di lire d’ investimenti promessi e mai arrivati».

Le ricadute conseguenti alla realizzazione dell’opera idraulica sono state ben altre secondo quanto denunciato dall’amministratore, anche se non tutte direttamente collegate ad essa: «Le acque contengono nitriti e solfiti – ha riferito Orrù – gli operai che lavorano nel cantiere alla foce del Tirso si rifiutano persino di lavarcisi le mani».

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Le fonti d’inquinamento sono arcinote: dalle sostanze tossiche rilasciate per decenni dalla fabbrica di Ottana ai rifiuti di varia natura scaricati negli immissari del lago, per non parlare di quello che viene abbandonato direttamente nei suoi fondali, ad esempio l’amianto, o che ci si trovava già prima dell’innalzamento del livello delle acque, «come le turbine contenenti migliaia di litri d’olio», ha rivelato Orrù prima di lanciare un appello alla Regione: «Anzitutto provveda al risanamento del lago e poi sostenga i progetti di valorizzazione e sviluppo incentrati su questa risorsa».

Un processo che come ha spesso sottolineato la gran parte degli amministratori locali non potrà prescindere da una diversa dislocazione del campo di tiro del Caip, visto come un freno ai piani di rilancio dell’economia e di promozione turistica del Guilcier e del Barigadu.

«Si faccia portavoce presso il ministero perché il poligono sull’Omodeo sia trasferito nel seminterrato del Caip, in origine adibito proprio a quello scopo», ha detto Pietro Arca chiamando in causa Pigliaru.

Il capo dell’esecutivo regionale ha rinnovato il suo impegno: «Sulle servitù militari ci stiamo muovendo e siamo pronti a fare la nostra parte. Faremo anche altro: intendiamo lanciare un programma sulle zone umide e sulle acque interne».

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