La Nuova Sardegna

Oristano

la vertenza

Prefettura salva, ora può crescere

ORISTANO. Riorganizzare, con l’intento di recuperare risorse economiche tagliando le spese dell’amministrazione centrale. Scongiurato il pericolo di chiusura per la Prefettura oristanese, e delle...

10 dicembre 2015
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ORISTANO. Riorganizzare, con l’intento di recuperare risorse economiche tagliando le spese dell’amministrazione centrale. Scongiurato il pericolo di chiusura per la Prefettura oristanese, e delle altre 22 che avrebbero dovuto chiudere i battenti dopo il decreto varato dal governo Monti e improntato sulla riduzione della spesa pubblica, il futuro è orientato verso una riorganizzazione su scala nazionale. Ne parla la legge firmata dal ministro Madia e ne ha parlato ieri Caterina Pes, deputato del Pratico Democratico, durante un incontro convocato dal Siap e dal segretario nazionale di una delle sigle sindacali della polizia, Giuseppe Tiani. La prima parte dell’intervento è stata dedicata alle rassicurazioni. «La Prefettura non chiuderà», ha confermato ancora una volta Caterina Pes, «il governo ha recepito le nostre istanze e i due emendamenti presentati dal Ministro Alfano e dai deputati del Partito democratico ne sono la dimostrazione. Abbiamo superato la legge Monti e una contestatissima spending review che aveva deciso di chiudere le prefetture basandosi solo sul numero degli abitanti». La nuova strada più complessa riguarderà tutto il territorio nazionale. Il futuro è quindi orientato ma non ancora deciso, perlomeno non in tutti i dettagli che verranno affrontati in questi giorni. Il tempo a disposizione c’è ma non è molto, l’ultimatum scadrà quando verranno pubblicati i decreti attuativi della legge Madia, che riorganizzerà tutta la pubblica amministrazione. Anche in questo caso, non è detto che si tratti di un depotenziamento. «Anzi, potrebbe essere l’esatto contrario. La Prefettura di Oristano potrebbe giovare della legge Madia anche perché nell’emendamento che ho presentato come prima firmataria chiedo proprio che i tagli alle spese vengano effettuati sull’amministrazione centrale, dove sono concentrati e da cui dipendono gli sprechi più significativi, e non sulle prefetture periferiche, come invece era stato deciso dal governo Monti». Se si trattasse di un ridistribuzione delle spese della Chiesa, sarebbe come se i tagli per risanare i bilanci venissero effettuati sui conti delle curie e non su quelli delle parrocchie. Un segnale rivolto a chi opera sul territorio, come aveva detto qualche giorno fa il ministro: «Le Prefetture costituiscono un presidio di sicurezza fondamentale per i cittadini»

claudio Zoccheddu.

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