La Nuova Sardegna

Oristano

Le serre fotovoltaiche hanno il via libera

di Piero Marongiu
Le serre fotovoltaiche hanno il via libera

Il Consiglio di Stato: «Non ci sono pericoli per l’ambiente. La Regione rispettò la legge quando concesse l’autorizzazione»

26 febbraio 2016
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NARBOLIA. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar della Sardegna, dando coì via libera alle serre fotovoltaiche a Narbolia. Il Tar aveva accolto il ricorso contro l’impianto serricolo coperto da pannelli fotovoltaici realizzato dalla Enervitabio Santa Reparata, riconducibile al gruppo cinese WinSun, proposto dal Comitato spontaneo S’Arrieddu, dell’Adiconsum Sardegna, da un gruppo di cittadini locali e da Italia Nostra. Ma il Consiglio di Stato ha detto che quella sentenza era sbagliata. Per due motivi, in estrema sintesi. Il primo: la Regione aveva autorizzato l’impianto in ossequio a ragioni di pubblica utilità. Il secondo: non ci sono rischi per l’ambiente.

La sentenza, che porta la data di ieri, condanna le parti resistenti, cioè Comitato S’Arrieddu, Adiconsum, Italia Nostra e il gruppo di cittadini, al pagamento delle spese, ammontanti a 15mila euro, oltre a quelle accessorie previste, sostenute nei due gradi di giudizio.

Una doccia fredda che ha generato comprensibile amarezza tra chi pensava che il Consiglio di Stato avrebbe confermato la sentenza del Tar, che ordinava all’Enervitabio lo smantellamento degli impianti.

Gran parte della sentenza ruota intorno alla legittimità dell’autorizzazione concessa dalla Regione alla realizzazione dell’impianto. La Regione era intervenuta a “integrare” la prima autorizzazione rilasciata dall’ufficio Suap del Comune nel 2009, diventata insufficiente per il cambiamento della normativa. Il Tar aveva incardinato la propria sentenza su una considerazione: «Le questioni di merito - spiegano i giudici del Consiglio di Stato - attengono alla incompetenza del Comune di Narbolia e alla illegittimità dell’atto di convalida della Regione che, secondo la sentenza impugnata, non sarebbe stato supportato da idonea motivazione sulle ragioni di interesse pubblico». Per il Tar la Regione era andata oltre i propri compiti, sanando una situazione che avrebbe bloccato la realizzazione dell’impianto senza che questa decisione fosse giustificata da motivi di interesse pubblico. Quell’interesse pubblico che invece, per il Consiglio di Stato, c’è eccome. «Dalla sola lettura del provvedimento regionale di convalida - si legge nella sentenza pubblicata ieri - risultano le motivazioni di interesse pubblico che sottendono il provvedimento». C’erano i «requisiti soggettivi e oggettivi del titolare dell’impianto», c’erano «i pareri favorevoli degli enti interessati» e c’era il verbale della Conferenza dei servizi che «aveva autorizzato la realizzazione delle opere».

«A fronte di tali numerosi richiami all’interesse pubblico - spiega la sentenza - non sembra si possa sostenere che la Regione non abbia dato conto delle ragioni di pubblico interesse».

Quindi il Consiglio di Stato ha accolto gli appelli di Enervitabio, Comune di Narbolia e Regione (gli interessi del Comitato, di Adiconsum e di Italia nostra erano tutelati dall’avvocato Andrea Pubusa, quelli della Enervitabio dall’avvocato Filippo De Jorio, quelli della Regione dagli avvocati Sandra Gamba e Sandra Trincas, quelli della Enervitabio società agricola dall’avvocato Maurizio Zoppolato e quelli del Comune di Narbolia dagli avvocati Stefano Gabbrielli e Gaetano Scalisse) e ha, di fatto, dato via libera all’impianto fotovoltaico. Una struttura in grado di produrre una potenza complessiva di quasi 29 mega watt, che, con il funzionamento a pieno regime dell’impianto, consente un guadagno di 6 milioni di euro l’anno per vent’anni derivanti dagli incentivi economici, e circa tre milioni di euro all’anno, per vent’anni, dalla vendita della corrente all’Enel. L’impianto è composto da 1613 serre coperte da 107 mila pannelli fotovoltaici, poggianti su 33 mila plinti in cemento armato, insistenti su un’area di circa 64 ettari.

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