La Nuova Sardegna

Oristano

Assoluzione dall’omicidio, in due escono dal carcere

di Enrico Carta
Assoluzione dall’omicidio, in due escono dal carcere

Pompu, dopo la sentenza di primo grado per il delitto di Antonio Murranca Ai domiciliari gli amici condannati solo per la distruzione del cadavere

26 marzo 2016
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POMPU. Fuori dal carcere, quindici mesi dopo e con in mano qualcosa di molto importante. La sentenza di assoluzione per omicidio è stata scritta appena la scorsa settimana e, ieri mattina, Lorenzo Contu e Stefano Murru hanno lasciato le loro celle di Massama dov’erano entrati nel dicembre del 2014, due mesi e mezzo dopo l’omicidio di Antonio Murranca. Non escono da innocenti, perché su di loro pende la condanna – provvisoria in attesa dell’eventuale e prevedibile processo d’appello – per distruzione di cadavere. Non sono del tutto liberi visto che vanno ai domiciliari, ma di certo l’orizzonte rispetto a qualche settimana fa è cambiato.

Nei giorni scorsi si è infatti concluso il processo di primo grado per l’assassinio del commerciante ambulante di frutta e verdura che ha visto la condanna a 25 anni e mezzo nei confronti di Graziano Congiu, ritenuto l’autore materiale del delitto, e le condanne più lievi per Lorenzo Contu e Stefano Murru con pene da quattro anni e mezzo e cinque anni.

A quel punto la mossa della difesa era ampiamente prevista. Gli avvocati Michele Ibba e Carlo Figus hanno presentato la richiesta di scarcerazione. Hanno trovato l’opposizione del pubblico ministero Paolo De Falco, ma il favore della Corte d’assise presieduta da Claudio Gatti, giudice a latere Giorgio Altieri, che ha ritenuto che non sussistessero più le condizioni per confermare la cercerazione preventiva. Le motivazioni per cui erano finiti dietro le sbarre vedevano, tra le altre, la possibilità di reiterare il reato. Non essendo stati ritenuti responsabili dell’omicidio, quelle motivazioni devono essere apparse alquanto deboli ai giudici che li avevano appena assolti dal reato di omicidio.

Vanno quindi ai domiciliari, perché su di loro pende l’altra condanna per la distruzione del cadavere, ma certamente la loro posizione processuale si è di molto alleviata. Secondo l’accusa e l’avvocato di parte civile Gianfranco Siuni, anche i due avrebbero preso parte alle fasi ancora misteriose del delitto avvenuto il 24 settembre del 2014 e alla successiva distruzione del povero corpo del commerciante, al quale era stato dato fuoco in un boschetto nelle campagne di Marrubiu. Fu un tragico e brutale tentativo di nascondere un assassinio.

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