La Nuova Sardegna

Oristano

Il paese del lago Omodeo soffre la grande sete

di Enrico Carta
Il paese del lago Omodeo soffre la grande sete

Busachi, con la sua diga garantisce l’acqua a tantissimi Comuni isolani Si trova a monte rispetto al bacino artificiale e ha seri problemi idrici

03 aprile 2016
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BUSACHI. La grande sete a Busachi non passa mai. Neanche dopo le piogge delle scorse settimane. Per colpa di quei quattrocento metri di dislivello, il paese che dà l’acqua a mezza Sardegna, vive senza sosta l’incubo dell’approvvigionamento idrico. Una storia vecchia, nata ancor prima delle dighe che il territorio comunale ha ospitato. Una storia atavica e mai risolta, nonostante bastino poche centinaia di migliaia di euro per regalare acqua a volontà al paese e alle sue assetate campagne dove, ancora oggi, si quasi è costretti a lavorare come sessant’anni fa.

E si lavora così non per scelta, ma perché Busachi si trova a monte rispetto a uno dei più grandi invasi artificiali d’Europa. La diga Eleonora d’Arborea ruba lo sguardo di chi a Busachi arriva e di chi da Busachi guarda il panorama straordinario di un paese che si distende come un biscione lungo i crinali su cui è nato. Da lì si vede quella distesa d’acqua ridiventata enorme dopo le piogge delle ultime settimane. Ma quell’acqua somiglia a un miraggio. Da tempo le amministrazioni comunali chiedono che i rubinetti del paese siano riforniti senza problemi e che anche allevatori e agricoltori possano mettere fine alla spola continua dai loro terreni verso le fonti in cui caricare l’acqua nelle cisterne per poi portarla nelle loro aziende.

Il sindaco Giovanni Orrù promette ancora una volta battaglia e ovviamente il bersaglio di questa lotta non può che essere la Regione. È lì che vanno trovati i soldi per la costruzione di quelle opere che garantirebbero l’approvvigionamento idrico. Se infatti è vero che la grande massa d’acqua sta a valle, è altrettanto vero che attorno al paese ci sono svariati pozzi artesiani e diverse sorgenti che disperdono il prezioso liquido. Quel che manca è infatti una rete che colleghi queste acque; una condotta attraverso la quale convogliare le risorse idriche che il paese possiede a prescindere dalla diga, dal Tirso e dall’Omodeo.

«Diamo l’acqua a mezza Sardegna – afferma il sindaco Giovanni Orrù – ma noi siamo senza. Succede in paese, succede nelle campagne dove le difficoltà sono ancora superiori. A nostro avviso la situazione si può risolvere con trecentomila, forse quattrocentomila euro. Non sono tanti soldi, ma nessuno sembra interessarsi alla questione». Non è successo in anni passati, chissà che non accada nel futuro prossimo per evitare di continuare a osservare quel mare d’acqua dolce che scorre via lento verso il centro e sud Sardegna, indispensabile per placarne la sete.

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