La Nuova Sardegna

Oristano

È via Lepanto la frontiera per l’edilizia popolare

di Enrico Carta
È via Lepanto la frontiera per l’edilizia popolare

Il Comune cambia strategia e sceglie una zona con altissima edificabilità L’intervento ricade nel programma di riqualificazione per “Oristano Est”

21 agosto 2016
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ORISTANO. Coordinate: Via Lepanto, Oristano Est. Il Comune cambia completamente strategia e orizzonti e sposta quella che un tempo si chiamava edilizia popolare in una zona differente rispetto a quello che, per tutti questi anni, è stato ritenuto come il luogo ideale. Dal Sacro Cuore ci si sposta in via Lepanto per combinare il mix di housing sociale con la rinascita di quella zona di Oristano che sta tra il foro boario e il quartiere di Sant’Efisio. L’intervento approvato dalla giunta comunale poco prima della serrata ferragostana e nel bel mezzo della tempesta politica si riallaccia al progetto di riqualificazione della zona di Oristano Est, inserito nell’ambito del Programma straordinario di interventi per la riqualificazione urbana delle città capoluogo.

Prima di prendere la decisione definitiva sono state fatte varie valutazioni, tra cui quella che non sarebbe stato conveniente pensare al progetto in una zona come quella delle ex case minime al Sacro Cuore dove lo spazio era limitato e l’edificabilità avrebbe consentito solo di far nascere mezza dozzina di alloggi. In via Lepanto cambia la prospettiva perché l’area di proprietà del Comune è di 2.630 metri quadri e, soprattutto l’indice di edificabilità (Zona B* del Puc) consente di tirar su ben 13mila metri cubi. Serviranno per un complesso residenziale con 60 alloggi, metà dei quali sarà destinata all’edilizia a canone concordato.

Degli affitti ridotti potranno beneficiare e con diverse condizioni famiglie con reddito annuo che va da 15mila a 40mila euro. L’altra metà delle abitazioni verrà a sua volta divisa in due. Una quota attorno al 30% sarà ceduta con il patto di futura vendita. Ovvero si paga l’affitto per un determinato numero di anni e poi si ha l’obbligo di riscattare l’immobile. Rimane un 20% che invece sarà destinato al mercato immobiliare classico.

Ovviamente l’intervento che è tra i più consistenti in campo di housing sociale in Sardegna deve rispettare delle tappe prefissate. Il dirigente comunale Giuseppe Pinna ha già pubblicato il bando per le manifestazione d’interesse riservate ai privati che vogliano costruire. Queste avranno il loro rientro economico collegato ai finanziamenti pubblici che arriverebbero in concomitanza con l’intervento immobiliare e previsti dal programma di riqualificazione urbana per il quale il Comune ha ottenuto i fondi.

«È un esempio virtuoso – spiega l’assessore alla Programmazione, Giuseppina Uda –. Le aree pubbliche non vengono solo cedute per fare cassa, ma rientrano in una più ampia operazione che ha un positivo impatto sociale su una zona importante della città. È stata la soluzione migliore perché l’area delle ex case minime al Sacro Cuore non aveva le stesse potenzialità della zona di via Lepanto». La giunta ha fatto il passo, ora la palla passa agli uffici per dare gambe al progetto.

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