La Nuova Sardegna

Oristano

Finanza derivata il Comune vince la causa con la Bnl

di Simonetta Selloni
Finanza derivata il Comune vince la causa con la Bnl

Il Tribunale di Roma ha dichiarato la nullità dei due contratti Per l’ente si profila un risparmio di più di 3 milioni di euro

02 settembre 2016
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ORISTANO. I due contratti finanziari derivati proposti dalla Banca Nazionale del Lavoro (ora Bnl Bnp Paribas) ai tempi della giunta Barberio al Comune di Oristano e stipulati tra il 2005 e il 2006 sono stati dichiarati nulli dal Tribunale delle Imprese di Roma (giudice Cardinali), che ha accolto i due profili di nullità proposti dall’ente, attraverso l’avvocato Sisto Manzi, del Foro di Latina. È questo un primo, fondamentale punto fermo a favore del Comune di Oristano nel braccio di ferro tra l’amministrazione e la Bnl, su una vicenda che stava già avendo ripercussioni pesantissime sulle casse del Comune. Il quale si è trovato gravato di un prodotto finanziario che aveva stipulato con la speranza di ricavare un qualche guadagno, ma che ha già provocato un passivo di oltre 337mila euro. E se la vicenda è complessa perchè concerne una materia per specialisti di alta finanza, è sufficiente comprendere che le conseguenze di questa spada di Damocle le avrebbero pagate, in euro sonanti, i cittadini, con le tasse. Per essere chiari, la vittoria davanti al giudice si tradurrà in un risparmio per il Comune valutabile in circa 3 milioni e mezzo di euro. Si è bloccato così un trend devastante, nel momento in cui l’assessore al Bilancio, Giuseppina Uda, ha preso in mano la situazione e si è fatta promotrice con l’ente di un’azione decisa nei confronti della Bnl. Il Comune ha incaricato l’avvocato Sisto Manzi, un riconosciuto esperto di diritto finanziario. La sentenza ha dato ragione all’ente, e oggi l’assessore Uda spiegherà nei dettagli quella che è una vittoria del Comune di Oristano.

La vicenda. Bisogna andare indietro fino al 2005. L’amministrazione comunale, (giunta Barberio), aveva contratto una serie di mutui con la Cassa Depositi e prestiti e con il Credito sportivo. Una prassi normale per le amministrazioni che devono portare avanti opere pubbliche. In quella fase l’ente decise di cancellare il debito, i cui tassi d’interesse, per quanto fissi, erano ritenuti troppo elevati, e di conseguenza si affidò alle proposte giunte dalla Banca Nazionale del Lavoro.

La soluzione: i derivati. L’istituto bancario propose l’attivazione di un contratto di finanza derivata di tipo “interest rate swap”:, scadenza 2026: sono contratti a termine che si traducono fondamentalmente in una scommessa tra i due contraenti sull’andamento di una determinata speculazione, regolata dal mercato e dall’Euribor. Il primo contratto, stipulato il 6 dicembre 2005, prevedeva un nozionale (ossia un valore) di 20 milioni 234mila 091,50 centesimi, con un tasso fisso. Ma appena nove mesi dopo, il 12 settembre 2006, rinegoziò il contratto. E questa volta, con un balzo in avanti notevole: 29 milioni, 511mila euro e spiccioli. In più, si passava da un mutuo a tasso fisso a un tasso variabile. E qui sta la prima sorpresa: solo in questa rinegoziazione, la Bnl incamerò una commissione di un milione e 176mila euro.

Rischio impari. Che gli equilibri tra i due contraenti fossero sbilanciati, si percepì quasi subito. Il Comune, per avere la possibilità di pagare meno, si era di fatto accollato un rischio elevatissimo, come poi si è verificato, anche per l’impennata dei tassi tra il 2007 e il 2008. Tra le motivazioni accolte dal Tribunale, c’è la violazione di norme imperative di legge. C’è l’inserimento, in questi derivati, delle cosiddette “opzioni digitali”, espressamente vietate. Il risultato è che il Comune non avrebbe guadagnato alcunchè da questi strumenti. Dove peraltro, lo squilibrio tra le due posizioni, quella della Banca e quella dell’Ente, sarebbe dovuto essere colmato da quello che viene definito “up front”, ossia il pagamento da parte del soggetto avvantaggiato (banca) a quello svantaggiato (Comune) di una somma a titolo di riequilibrio, cosa che non è mai avvenuta e che il Comune aveva quantificato in 2 milioni di euro.

Il futuro. Il Comune aveva provato a transare l’annullamento dei derivati con la Bnl, che però pretendeva una cifra altissima: 3 milioni e mezzo di euro. È il mark to market, il valore che questo contratto ha sul mercato. Richiesta irricevibile. Ieri la sentenza, che ha valore retroattivo. Ma ci sarà un secondo tempo, perché il giudice ha già fissato (per il 10 ottobre) una nuova udienza per chiarire meglio alcuni aspetti. E ha già convocato il Consulente tecnico, il professor Claudio Boido, che, su incarico del Tribunale, aveva compiuto lo studio a sostegno della causa.

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