La Nuova Sardegna

Oristano

Addio alle luminarie, per i commercianti quote troppo elevate

di Michela Cuccu
Addio alle luminarie, per i commercianti quote troppo elevate

L’annuncio dell’Ascom lascia molti con l’amaro in bocca «Speriamo in un ripensamento, ma devono ridurre i costi»

26 ottobre 2016
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ORISTANO. C’è chi continua ad essere ottimista e chi un po’ meno. Di fanno, l’annuncio dell’Ascom «niente luminarie a Natale» ha lasciato spiazzati. Come la Città senza le luci di Natale? È stata questa la prima reazione da parte degli oristanesi, rimasti comprensibilmente increduli di fronte all’ipotesi di una fine d’anno all’insegna dell’austerità. Le cose stanno così: 45 adesioni (l’anno scorso erano state 116) al progetto dell’Ascom di abbellire con le classiche luminarie il centro sono troppo poche. Così l’associazione dei commercianti, che da anni si occupa di organizzare e coordinare le manifestazioni tese a rendere più attraenti le vie dell’ shopping a Natale ma anche in altri periodi dell’anno, si è vista costretta a gettare la classica spugna. «Niente soldi, niente luci», potrebbe riassumersi così l’intera vicenda, con una rinuncia, ad addobbare le vie dei negozi, tutta figlia della crisi dei consumi. Sono dovuti apparire davvero troppi, almeno per una buona parte di esercenti, i 150euro chiesti dalla Confcommercio ad ogni negozio. Conferma che arriva dagli stessi titolari degli esercizi che, fanno notare, avrebbero probabilmente messo mani al portafogli se, magari, ci fosse stato un segnale da parte del Comune. Qualcuno lo fa con nome e cognome. È il caso di Alessandro Cadoni che ha un negozio di abbigliamento in via Figoli «avrei anche partecipato, infondo, si trattava di un investimento – dice – sempre che anche il Comune avesse fatto la sua parte, contribuendo con maggior sforzo rispetto al passato. Da soli, noi commercianti, non ce la facciamo a rendere più bella e accogliente la Città». Parole che rivelano, confermandolo, un certo malcontento in realtà mai nascosto dai proprietari dei negozi del centro storico, eternamente alle prese con un problema su tutti: la mancanza di parcheggi che al loro parere, avvicinerebbe maggiormente i clienti. Antonella Picozzi ha un negozio in Corso Umberto, spiega che «se in tanti non aderiscono è perché non si possono permettere di pagare la quota. Il calo delle vendite è stato così pesante in questi anni che ha costretto a rinunciare, non senza dispiacere, anche una iniziativa importante come questa». Non mancano però i possibilisti, che proprio fra i commercianti, rappresentano una realtà trasversale, composta non soltanto da coloro che la quota l’hanno comunque versata, ma anche da chi non esclude, alla fine, un ripensamento. «Se solo diminuissero la quota di partecipazione, sarei il primo ad aderire», è la risposta che arriva da tanti esercenti, che però preferiscono rimanere anonimi.

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