La Nuova Sardegna

Oristano

Sul cavalcaferrovia torna il perito

di Simonetta Selloni

Simaxis, nuovo accertamento nel cantiere bloccato ma non sotto sequestro

18 novembre 2016
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SIMAXIS. Qualcosa si muove, sul cantiere del cavalcaferrovia lungo la tratta Cagliari-Golfo Aranci, opera destinata a rimuovere la pericolosità di uno dei passaggi a livello più problematici dell’isola, almeno secondo la definizione di Rete ferroviaria italiana, committente dei lavori. Ieri si è svolto il secondo sopralluogo nell’ambito dell'accertamento tecnico preventivo disposto dal Tribunale di Cagliari. L’accertamento era stato richiesto dalla Cidieffe di Colico, la ditta appaltatrice dei lavori che dal 23 giugno li ha bloccati, in autotutela, avendo trovato, dove era previsto ci fossero solo materiali di scavo, rifiuti di tutti i tipi. Compreso l’amianto. Lavori fermati dalla Cidieffe e non, ad esempio, dall’ufficio Spresal della Asl, alla quale era stato comunicato il rinvenimento, né dalla Rfi. Ieri il consulente, ingegner Giorgio Aru, ha prelevato campioni di materiale e eseguito alcuni scavi. Dovrà verificare lo stato dei luoghi e dire se sui fronti di scavo e nei terreni di sbancamento, siano presenti materiali non assimilabili a terre e rocce di scavo, classificabili come rifiuti pericolosi – anche amianto – e comunque diversi da terre e rocce da scavo. Il tecnico ha proceduto a saggiare alcuni punti del cantiere e al prelievo di campioni di materiale.

Questo cantiere è al centro di una situazione che ha del paradossale. Rfi ha avviato, nel mese di luglio, la risoluzione del contratto con la Cidieffe addebitando ritardi nei lavori. La Cidieffe già dallo scorso anno aveva segnalato la presenza di materiali e rifiuti ben diversi da quelli da scavo. La ditta chiedeva a Rfi una variante al progetto che tenesse conto della mutata situazione ambientale, con una crescita abnorme dei rifiuti da conferire e della loro diversa tipologia. Un carteggio fitto che non ha prodotto risultati, se non il punto di rottura con la risoluzione contrattuale.

La Cidieffe ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica, sollecitando tutti gli enti coinvolti, Asl, Arpas, Comuni di Simaxis e Oristano – sui cui territori ricade il cantiere –, Provincia, a compiere atti concreti di verifica sulla natura dei materiali ritrovati, ciascuno nei propri ambiti di competenza. nel frattempo ha anche investito del problema il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Il risultato è stato un silenzio assordante: ad esclusione del Comune di Simaxis, che, dopo un soprallugo dell’Ufficio tecnico, il 28 settembre ha imposto con un’ordinanza a Rfi la bonifica dei luoghi per i rifiuti speciali e per l’amianto; del Comune di Oristano, che ha compiuto un accesso con l’Ufficio tecnico, e da allora non ha fatto altro, e della Procura, che ha inviato la polizia giudiziaria per il sopralluogo, nessun altro si è mosso. Non lo ha fatto l’Arpas, alla quale sono state inviate le segnalazioni dalla Cidieffe – che ha anche chiesto l’accesso agli atti per capire cosa sia stato fatto –, non lo aveva finora fatto la Asl, non lo ha fatto la Provincia. Nessuno; anche perchè, per entrare nel cantiere, qualunque soggetto è tenuto a chiedere l’accesso alla Cidieffe. La ditta infatti non lo ha ancora riconsegnato, non essendo stato eseguito il verbale di consistenza dei lavori da parte di Rfi. Anche questo documento dovrà essere curato dal consulente nominato dal tribunale. In questo panorama, tutti gli enti interessati sembrano attendere che qualcuno –chi? – compia una qualche mossa. La ragione addotta sembra essere il fatto che sulla vicenda sia stata avviata un’inchiesta. Nessuno, ad eccezione fatta per la Cidieffe, per il Comune di Simaxis, e per l’associazione ex Esposti amianto – che ha presentato un altro esposto –, ha finora ammesso, ad esempio, che lì ci sia amianto. Ultima stranezza: il cantiere ancora non è stato posto sotto sequestro. Pure con un’inchiesta in corso. C’è da chiedersi il perchè.

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