Furto da 30mila euro all’Arst, chiesta la messa alla prova
BOSA. Tre giorni per riflettere, poi ne arriveranno altri per recuperare e porre rimedio a quel che hanno commesso. Per gli autori del furto commesso all’Arst nelle prime ore del mattino di martedì e...
BOSA. Tre giorni per riflettere, poi ne arriveranno altri per recuperare e porre rimedio a quel che hanno commesso. Per gli autori del furto commesso all’Arst nelle prime ore del mattino di martedì e ora sotto processo per direttissima, c’è una possibilità di evitare pene particolari. Gli avvocati difensori Maria Giovanna Pinna ed Ettore Fenu hanno infatti chiesto l’ammissione al protocollo della messa alla prova attraverso la quale si può scontare la pena con lavori di pubblica utilità.
Il giudice Elisa Marras valuterà la liceità del provvedimento e ha rinviato il processo al 5 dicembre, non prima però di aver convalidato il fermo su richiesta del pubblico ministero Marco De Crescenzo e aver deciso di non attribuire ai tre autori del furto misure di custodia cautelare.
Giuseppe e Manuel Delogu, padre e figlio di Tresnuraghes, e il loro amico Salvatore Canu di Bosa erano finiti nella trappola messa in atto dai carabinieri nel momento in cui era scattato l’allarme. Un dipendente dell’Arst aveva infatti notato che qualcuno aveva forzato l’ingresso e poi aveva preso con sé denaro – poche centinaia di euro – e molti biglietti e abbonamenti per i trasporti. Il bottino è stato quantificato in trentamila euro. Vien difficile però che i tre li avrebbero mai potuti incassare, perché avrebbero dovuto far nascere un piccolo spaccio di biglietti rubati per rivenderli, magari a minor prezzo al di fuori dei canali ufficiali utilizzati dall’Arst. Sarebbe davvero riuscito il loro piano? (e.c.)