La Nuova Sardegna

Oristano

Accusò il figlio di incendio condannato per calunnia

di Enrico Carta
Accusò il figlio di incendio condannato per calunnia

Abbasanta, 8 anni e 11 mesi al padre che appiccò il rogo nella propria azienda I dissidi nella conduzione del podere lo spinsero a lanciare le false accuse

21 dicembre 2016
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ABBASANTA. Fuoco e bugie. Padre e figlio si ritrovano in tribunale, l’uno contro l’altro, e ad avere la peggio è il genitore che si becca la condanna a otto anni e undici mesi per incendio doloso e calunnia. Qualche anno fa, in un terreno di loro proprietà, divampò un incendio, ma agli uomini della Guardia Forestale che intervennero per spegnere le fiamme apparve suvbito chiaro che si era trattato di un rogo appiccato volutamente.

Antonio Bussu, allevatore di 73 anni, accusò immediatamente il figlio Francesco spiegando che il movente era legato ai dissidi tra i due per la gestione e la proprietà dell’azienda che si trova nelle campagne di Mesu Enas. Quando però l’inchiesta andò avanti iniziarono a spuntare fuori elementi che fecero sorgere più di qualche dubbio tra gli inquirenti. C’erano troppe zone d’ombra e alla fine l’accusa si rovesciò contro il padre sino a diventare doppia. A quella di incendio doloso si era infatti aggiunto il capo d’imputazione per la calunnia nei confronti del figlio Francesco accusato ingiustamente di aver fatto scoppiare l’inferno nell’azienda.

Così l’anziano si è ritrovato sotto processo e, proprio in aula, sono emersi i veri motivi di quell’astio tra il genitore e il proprio figlio. Il primo voleva continuare a gestire l’azienda di campagna e non gradiva interferenze da parte del secondo, anzi voleva proprio sbarazzarsene. Così avrebbe organizzato il piano arrivando persino a rischiare di creare danni notevoli alla propria attività pur di aver la certezza di poter proseguire da solo nella sua gestione. Di fronte al giudice monocratico Carla Altieri, nonostante i tentativi dell’avvocato difensore Graziano Flore, non è riuscito a smontare le accuse mosse dal pubblico ministero e così è arrivata la condanna a otto anni e undici mesi, assai pesante perché sulle spalle di Antonio Bussu ci sono anche altri gravi precedenti penali.

La questione, pur dando per scontato l’appello da parte dell’imputato appena condannato, non si chiude qui perché la condanna apre la strada alla causa civile per il risarcimento dei danni subiti da Francesco Bussu che si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Giovanni Paolo Meloni. Per ora il giudice ha stabilito una provvisionale a parziale risarcimento da cinquemila euro. Il resto sarà compito della sezione civile del tribunale.

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