La Nuova Sardegna

Oristano

Tre stelle in due giorni la nostalgia e i ricordi dell’uomo dei primati

di Roberta Fois

Angelo Bresciani nel 1988 fece centro a ogni discesa Ancora oggi è l’unico ad aver vinto il trofeo di platino

26 febbraio 2017
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ORISTANO. Era il 1988, alla vigilia della Sartiglia Angelo Bresciani si accingeva a diventare l’uomo dei record. Centrò due stelle la domenica nel ruolo di Terzu della pariglia dei Contadini e infilzò la terza durante la corsa del martedì, diventando così l’unico detentore dell’ambito trofeo della stella di platino. «A quei tempi nemmeno ci si pensava alla “stella di platino”, fu una cosa inaspettata - racconta il noto farmacista di via Dritta -. La domenica di quell’anno furono centrate nove stelle, di cui cinque da noi, dalla pariglia di Su Componidori. Una la centrò lui, il capocorsa Mariano Amadu, una su segundu Pino Sanna e due io che, grazie anche a una componente di fortuna, il martedì presi la famosa terza».

Ogni anno quando nell’aria si inizia a respirare il clima di Sartiglia, Angelo Bresciani rivive quei momenti e non si stanca di raccontare ancora una volta, tra nostalgia e soddisfazione, di quella giornata trionfale e di quel grande traguardo che lui soltanto, per ora, è riuscito a raggiungere.

«La Sartiglia di oggi è diversa rispetto a quella dei miei tempi - prosegue - è cambiata, si è evoluta. È aumentato il numero dei partecipanti tanto che ora è impensabile fare due giri di pariglie come allora. È cambiata l'età media dei cavalieri, prima si correva dai 18 fino ai 60 anni mentre ora è un esperienza che si brucia più velocemente, forse è una partecipazione più goliardica che affettiva. Poi adesso è una Sartiglia sempre più ricercata, sofisticata, raffinata e pretenziosa anche nella scelta delle bardature, delle maschere e dei costumi».

Meglio o peggio? «È sempre più spettacolare, - prosegue l'ex sartigliante che l'anno scorso ha ricoperto il ruolo di presidente nella Giuria della Sartiglia -. Basta vedere il livello altissimo raggiunto dai cavalieri, i ragazzi hanno una capacità allucinante, strabiliante ed è diventato difficilissimo giudicarli. Sono stati tanti i cambiamenti nel corso degli anni dall’organizzazione, alla promozione e alle norme di sicurezza, ma il piacere di vivere la Sartiglia ogni anno è sempre lo stesso. È una manifestazione così bella e affascinante ed è proprio nei cavalieri il Dna motivante per andare avanti: la città, il pubblico, la tradizione sono stimoli per chi la fa in prima persona».

Da circa 18 anni lo storico terzu cumponi ha appeso la sua spada al chiodo dopo vent’anni di corse, ma la sua passione resta viva e forte.

«All’inizio mi mancava tanto correre, poi il tempo lenisce tutte le ferite - racconta -. Non posso negare che quando ogni anno iniziano a rullare i tamburini mi viene ancora la pelle d’oca. È un’esperienza indescrivibile dove ti confronti con te stesso, con la sorte, con la tua città. Come correre in via Duomo e in via Mazzini non c'è niente. È il contesto, uscire in corsa da Su Brocciu, l'adrenalina. È stata una parentesi importante della mia vita, è la festa della mia città che ho avuto la fortuna di poter cercare di onorare con il mio impegno. Mi sono divertito e ho avuto bellissime soddisfazioni».

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