La Nuova Sardegna

Oristano

Porto di Bosa ricorre al Consiglio di Stato

di Alessandro Farina
Porto di Bosa ricorre al Consiglio di Stato

Nuovo capitolo nella tormentata vicenda della gestione della darsena fluviale Chiesto l’annullamento della sentenza del Tar che dava ragione al Comune

07 marzo 2017
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BOSA. Sarà l'avvocato Diego Lumbau del foro di Sassari a difendere il Comune di Bosa dinanzi al Consiglio di Stato, dopo la richiesta, avanzata dalla società Porto di Bosa Srl, di annullamento della sentenza con la quale il Tar Sardegna aveva riconosciuta valida l’ordinanza firmata dal sindaco Luigi Mastino con la quale si intimava alla società dei fratelli Molinas di riconsegnare al comune la darsena fluviale di S'Isula.

Una decisione arrivata dopo il cambio di ragione sociale da Spa ad Srl, seguito all’uscita dell’ente pubblico dalla società mista nata nel 2007, che aveva portato il demanio regionale a rifiutare al Comune il nulla osta per la subconcessione dell’area al privato.

La formale nomina dell’avvocato Lumbau per il ricorso al Consiglio di Stato, è stata presa qualche giorno fa, messa nero su bianco in una delibera di giunta che richiama gli elementi essenziali di una vicenda ormai di lungo corso nella travagliata storia dei servizi nautici della darsena realizzata con fondi pubblici in riva al Temo.

In particolare questa volta la Porto Rotondo Srl si oppone, in quello che è l'ultimo grado di giudizio amministrativo, alla sentenza del Tar Sardegna pronunciata a favore dell'ente locale nel novembre del 2016, chiedendone l'annullamento.

L'esecutivo, forte invece della decisione del Tribunale amministrativo a fine 2016, ritiene invece «opportuno assicurare la difesa del Comune nella causa».

Una decisione che è in continuità con la linea sinora seguita, visto che l’avvocato Diego Lumbau, che ha manifestato la sua disponibilità a rappresentare l'ente locale, era già stato incaricato di tutelare gli interessi del Comune nel ricorso di primo grado al Tar.

Sostenere una nuova battaglia giudiziaria costerà un sacrificio alle casse pubbliche: un primo preventivo approvato dall’esecutivo prevede una spesa quantificata in poco meno di 16.000 euro. Una cifra che sarà suscettibile però di variazioni in diminuzione o aumento a seconda delle sorti e della durata del procedimento. I fondi necessari saranno da reperire nel bilancio preventivo del Comune in via di approvazione.

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