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Oristano

SAN VERO MILIS

Lo sterrato di Putzu Idu, sentenza rinviata a maggio

Lo sterrato di Putzu Idu, sentenza rinviata a maggio

SAN VERO MILIS. Bisognerà aspettare fino all’8 maggio per capire se nella realizzazione dello stradello tra Putzu Idu e Mandriola che doveva sostituire la strada asfaltata nel progetto di...

28 marzo 2017
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SAN VERO MILIS. Bisognerà aspettare fino all’8 maggio per capire se nella realizzazione dello stradello tra Putzu Idu e Mandriola che doveva sostituire la strada asfaltata nel progetto di rinaturalizzazione del lungomare, siano stati commessi danni ambientali e siano quindi state alterate le bellezze naturali. Per quella data è stata fissata la discussione al processo che vede come unico imputato l’ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune, Vincenzo Caria, accusato appunto di violazione del Codice Urbani e dell’articolo 734 del Codice penale che punisce con una ammenda chi distrugge o altera luoghi sottoposti a tutela ambientale.

Il processo nei confronti di Caria, difeso dall’avvocato Roberto Salaris, va avanti da tempo. La vicenda era sorta dopo l’esposto di un privato cittadino. Al geometra comunale viene contestato l'allargamento della strada, l'utilizzo di un particolare tipo di terra non compatibile con l'ambiente circostante e la realizzazione di alcune opere per costruire le rotatorie ai due ingressi del lungomare. Lavori che si basavano su una delibera del 2013, con la quale il Comune (a suo tempo il sindaco era Flavia Adelia Murru) aveva chiesto preliminarmente all’Ufficio tutela del paesaggio l’autorizzazione per compiere i lavori. Dall’Ufficio tutela era stato risposto che, trattandosi di lavori di lieve entità e del movimento di piccole quantità di aggregante, non erano necessarie particolari autorizzazioni. Questa è poi però diventata una delle accuse rivolte al tecnico: ossia che i lavori sarebbero stati difformi nelle quantità che da poche sarebbero diventate grandi.

Il processo si gioca su alcune difformità che di volta in volta, i testi citati dal pubblico ministero Marco Ulzega e quelli della difesa, hanno esaminato da punti di vista diametralmente opposti. Fondamentalmente, sono quattro i punti su cui, probabilmente, si risolverà la questione. Intanto la conformazione originaria dello sterrato che in origine sarebbe stato largo sei metri e poi fu portato a sette. Quindi l'utilizzo di un certo tipo di materiale aggregante per rimetterlo a nuovo, cosa che avrebbe sollevato il piano stradale, anche se, ha sottolineato la difesa, non è dato sapere quale fosse la quota di partenza. E ancora l'estirpazione di vegetazione proprio per consentire un allargamento della carreggiata. Infine le modalità con cui furono costruite le rotatorie su entrambi gli ingressi della strada che costeggia Sa Salina Manna: dovevano essere rimovibili, invece hanno una base in calcestruzzo.

Tutto rinviato all’8 maggio, quindi, quando il tribunale (giudice Marson) dovrà dire se ci furono o meno abusi imputabili al geometra Caria.(si.se.)

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