Calano le denunce, ma non le violenze
Il monitoraggio della Prefettura sui dati forniti da forze dell’ordine e sistema socio sanitario nel 2° semestre 2016
ORISTANO. Le denunce sono diminuite sensibilmente, ma non il numero delle donne che chiedono aiuto. Nella provincia considerata fra le più quiete e sicure a livello nazionale, la violenza sulle donne continua ad essere un problema grave e reale. Si potrebbero riassumere così i risultati del monitoraggio avviato dalle strutture e istituzioni, relativi al secondo semestre del 2016. La Prefettura ha diffuso i numeri relativi al monitoraggio che si articola in due parti: la prima basata sui dati forniti dalle forze dell'ordine, la seconda su quelli di Asl e Centro antiviolenza.
La lettura dei dati forniti dalle forze dell’ordine, confermerebbe un calo importante degli episodi denunciati, scesi a 34, meno della metà dei quelli registrati sei mesi prima (erano 73) e di molto inferiori al picco degli 83 episodi registati nel secondo semestre di un anno prima. Solo 29 casi hanno avuto come conseguenza denunce e querele. In cinque casi ci sono stati interventi d’ufficio e in uno l’ammonimento da parte del questore.
Continua ad essere la violenza psicologica quella maggiormente subita, con il 60 per cento dei casi. Più raramente si arriva alla violenza fisica, che con un 11,11 per cento vede dimezzati gli episodi rispetto al primo semestre del 2016.
Gli atti persecutori non sono invece diminuiti in percentuale e si riscontrano nel 15,56 per cento dei casi. Più che dimezzate le pressioni di tipo economico scese al 2,22 per cento. Ciò che preoccupa è l’impennata dei casi di violenza sessuale, saliti all’11,11 per cento.
Il reato maggiormente registrato è quello dei maltrattamenti in famiglia (24,44 per cento) seguito dalla minaccia, nel 22,22 per cento delle situazioni. Scendono anche le denunce per lesioni personali, ferme all’11,11 per cento. Episodi di violenza che spesso le vittime subiscono più volte almeno nel 55,88 per cento dei casi e che nel 54, 84 per cento, si sono ripetute nell’arco di pochi mesi.
È la casa il luogo dove si consuma più spesso la violenza (58,83), ma le donne possono esserne vittime sempre più frequentemente in luoghi pubblici (20,59 per cento) o a scuola e sul lavoro (11,76).
I casi segnalati sono accaduti in prevalenza nel Campidano (61,77 per cento). Quasi sempre la violenza arriva dal partner o dall’ex partner.
Continua ad essere elevato anche il numero di vittime di abusi e violenze che si rivolge ai centri antiviolenza, agli ospedali e ai consultori. Nel secondo semestre del 2016 sono state in tutto 71 (sei mesi prima erano 77), la maggior parte (43) si sono recate al Centro antiviolenza, 20 in ospedale, 8 nei consultori. Sono le donne fra i 45 e 65 anni le vittime che in maggioranza si rivolgono allo sportello antiviolenza (38 per cento), percentuale di poco superiore alla fascia compresa fra 31 e 45 anni (32,39).
Solo 14 vittime hanno sporto querela nei confronti dei loro aguzzini e ben 23 non se la sono sentita di fare altrettanto. La maggioranza delle vittime è di nazionalità italiana e per il 67,60 per cento risiede in Campidano, mentre il 2,82 per cento sono extracomunitarie. Percentuale minima che però merita una riflessione e che dimostra che le donne straniere sono fra le più vulnerabili. La violenza è soprattutto psicologica (38,71) seguita di stretta misura da quella fisica, con il 32,6 per cento dei casi registrati nei centri antiviolenza o negli ospedali.
Anche in questo caso la maggioranza delle vittime (84,31 per cento) ha riferito di aver subito più forme di violenza che viene consumata per quasi il 36 per cento dei casi all’interno delle pareti domestiche.