La Nuova Sardegna

Oristano

Conquistati dai Giganti: due ore di coda al museo

di Michela Cuccu
Conquistati dai Giganti: due ore di coda al museo

Cabras, una Pasquetta al “Giovanni Marongiu” per centinaia di visitatori In fila per vedere le statue di Mont’e Prama con beneficio per il turismo locale

18 aprile 2017
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CABRAS. Ammirare da vicino i Giganti di Mont ’e Prama valgono bene due ore di attesa e fila. È la filosofia che ha ispirato centinaia di turisti che, ieri, hanno deciso di trascorre il Lunedì dell’Angelo alla scoperta dei tesori archeologici del Sinis. Già alle dieci del mattino, all’ingresso del Museo si è formata una lunga fila di turisti del ponte pasquale in attesa di arrivare al cospetto delle gigantesche statue. A “regolare il traffico”, per così dire, la protezione civile. Non è una battuta: a muovere il canapo posto all’entrata del museo per regolare gli ingressi (30 visitatori per volta) c’erano infatti gli uomini dei “Volontari garibaldini a cavallo” arrivati appositamente dalla vicina Baratili San Pietro.

«Ormai, da quando ci sono i Giganti ci chiamano sempre ci saremo anche il 25 Aprile e il 1° Maggio. Noi lo facciamo volentieri», spiega Tiziano Manconi, che oltre al ruolo di “mossiere” del canapo fa anche un po’ da addetto alle informazioni, continuando assieme al suo collega a spiegare costi dei biglietti e modalità di visita del museo e delle rovine di Tharros. «Oggi sono quasi tutti sardi, ma ieri c’erano tanti stranieri, francesi e spagnoli in particolare – racconta il volontario – insomma, il fascino dei Giganti è in costante ascesa».

Giganti che valgono la pena di organizzare una escursione se non addirittura una breve vacanza. «Abbiamo deciso di trattenerci a Putzu Idu per qualche giorno – spiegano infatti Vittorio, David, Anna e Marina, una piccola comitiva di San Sperate che riferisce di essere «in fila da parecchio». Quando manca un quarto a mezzogiorno si chiedono quando riusciranno ad entrare. «Ma ne vale la pena. Noi, i Giganti li abbiamo già visti al Museo archeologico di Cagliari, ma qui, sicuramente l’atmosfera è diversa», dicono.

Qualche gruppo adotta persino strategie del tipo, che mentre gli altri tengono il posto in fila, a turno di vanno a guardare i reperti esposti nel cortile del museo: ottimizzare i tempi, si potrebbe commentare.

C’è anche chi si scoraggia alla vista della fila lunghissima e se ne va, magari a pranzo. «Ma non ci arrendiamo– dichiarano solenni i componenti di una comitiva arrivata da Cagliari –. Torniamo nel primo pomeriggio. Non sia mai detto che siamo venuti a Cabras e non siamo entrati al Museo».

Tanta gente che diventa quasi impossibile trovare un parcheggio nelle vicinanze, con automobilisti che fanno inversione, si infilano nelle vie laterali, decisi a non lasciarsi sfuggire la visita a quelli che, nell’arco di pochi anni, sono diventati fra i monumenti più ricercati in Sardegna. E poco importa se ieri, dato il gran numero di persone, non c’è stata la visita guidata.

«Non fa niente – dice una signora armata di cartina geografica – mi sono informata prima, a casa. Insomma, so cosa sto venendo a vedere». Una pasquetta all’insegna della cultura e non solo. «Abbiamo programmato questa escursione per tempo, prenotando il ristorante a Cabras», spiegano Andrea, Giuliano, Ilenia e Giovanna, in coda alla fila. Sono tutti di Sassari. «Ma un’ora di automobile è ben ripagata da tanta bellezza», concludono.

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