La Nuova Sardegna

Oristano

Sterrato di Putzu Idu il pm chiede la condanna

di Simonetta Selloni
Sterrato di Putzu Idu il pm chiede la condanna

San Vero Milis, l’imputato è il tecnico comunale Vincenzo Caria: chiesti 4 mesi Per l’accusa non c’erano le autorizzazioni dovute e si danneggiò l’ambiente

09 maggio 2017
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SAN VERO MILIS. Va ai supplementari il processo per i lavori compiuti nello stradello che costeggia il lungomare di Putzu Idu, per realizzare il quale sarebbero state violate le norme paesaggistiche e procurato un danno ambientale. Reati posti in capo all’unico imputato, l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune Vincenzo Caria. Per lui il pubblico ministero Marco Ulzega ha chiesto la condanna a 4 mesi e 15mila euro di multa, mentre il suo avvocato Roberto Salaris ne ha sollecitato l’assoluzione.

Ma la sentenza non è stata pronunciata, come invece previsto. Il tribunale in composizione monocratica (giudice Enrica Marson) ha infatti inviato le parti al 22 maggio per l’atto conclusivo. Evidentemente la mole di carte e di memorie che si sono aggiunte hanno necessità di una maggiore riflessione e da qui è sorto il rinvio. È anche possibile che ci siano brevi repliche da parte del pm.

Le questioni sulle quali si articola il processo sono essenzialmente riconducibili alla natura dell’intervento nello stradello, dalla quale deriva la necessità di chiedere o meno le autorizzazioni a intervenire all’Ufficio Tutela del paesaggio. All’Ufficio la comunicazione del Comune arrivò nel 2013; la delibera dell’amministrazione aveva indicato alcune opere di manutenzione della strada, a carattere ordinario. Ma secondo l’accusa si sarebbe dato corso a una serie di lavori che, per quantità e qualità, si poteva procedere solo in presenza di autorizzazioni specifiche.

Tra le contestazioni mosse a Caria, c’è l’utilizzo dei materiali aggreganti per lo stradello, che avrebbero sollevato il piano stradale, l’allargamento della carreggiata (da sei a sette metri), il fatto che proprio per allargarla sarebbe stata estirpata della vegetazione. Non solo: le rotatorie di accesso ad entrambi gli ingressi della strada che passa accanto a Sa Salina Manna sarebbero dovuti essere rimovibili, e invece avrebbero una base in calcestruzzo. Su questi elementi sono state portate diverse testimonianze: anche sulle rotatorie, il consulente della difesa durante il processo ha sottolineato che i materiale impiegato non è cemento ma magrone, facilmente rimovibile senza procurare danni ambientali. Ancora, i rilievi di Google maps prima e dopo l’intervento hanno mostrato come le diversità contestate, e in particolare la diversa colorazione della strada, sarebbero state legate alla contingenza dei lavori. Opposte le conclusioni dell’accusa, che infatti ha chiesto la condanna. Tutto rinviato al 22 maggio.

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