La Nuova Sardegna

Oristano

Mare e spiagge, ma non si fa sistema 

di Simonetta Selloni
Mare e spiagge, ma non si fa sistema 

L’Oristanese vanta un litorale diversificato, ma finora non si è pensato di creare un unico “brand” tra i Comuni

12 giugno 2017
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Bandiere blu per premiare le località turistiche balneari che rispettano alcuni criteri sulla gestione sostenibile del territorio e sui servizi offerti ai visitatori, sicurezza e ovviamente salubrità delle acque; bandiere verdi per premiare le spiagge a misura dei bambini per un lungo elenco di caratteristiche tra le quali rientrano anche le aree attrezzate per le famigliole; poi ci sono le vele di Legambiente, ma anche i riconoscimenti delle spiagge e località smoking-free, quelle cioè dove nemmeno si può introdurre l’idea delle sigarette. Quindi le spiagge dove si può andare con i propri cani perché le amministrazioni hanno individuato spazi attrezzati, e ancora, le località al top delle scelte e della bellezza secondo Trip Advisor. E molti altri titoli ancora.

In questa giungla di riconoscimenti, la provincia di Oristano, che di estensione costiera ne per circa 100 chilometri, sta bene ma in ordine sparso. Nel senso che non c’è un filo conduttore che dia un’etichetta comune all’Oristanese facendo leva sul suo mare. I riconoscimenti piovono random: e così da qualche parte sventolano le bandiere blu (è il caso di Torregrand), altrove quelle verdi sempre Torregrande ma anche Santa Giusta, Is Aruttas-Mari Ermi per Cabras, poi Is Aruttas che secondo Trip Advisor è una delle dieci spiagge più belle al mondo. Un lungo elenco di spiagge compone ancora l’elenco dei luoghi dove si possono portare i cani. Più in salita la questione del salvamento a mare, dopo la tegola caduta sulla testa dei sindaci che rischiano di dover restituire i fondi avuti dalla Regione che sta fornendo una interpretazione diversa rispetto agli altri anni sui criteri di rendicontazione. E se i comuni costieri, a partire da Bosa proseguendo con Magomadas, Tresnuraghes, Cuglieri, Narbolia, San Vero Milis, Cabras, Oristano, Santa Giusta, Arborea e Terralba, hanno deciso di fare la voce grossa con la Regione per protestare, non si riesce a capire come questa unione di energie non sia mai, almeno finora, sfociata in un progetto comune di valorizzazione delle coste. Ossia: tutti questi comuni che hanno coste e spiagge e mari diversamente belli, interessanti, destinati a diverse tipologie di utenti, non hanno mai finora pensato di unire le forze per fare sistema e creare un “brand” che distingua questo tratto di costa. Sarebbe una carta in più spendibile per la fragile economia turistica, assodato che sul tema si potrebbe fare moltissimo di più. Insieme, ogni comune con le sue caratteristiche. Ma offrendo un unico “prodotto” di qualità che legherebbe tutti e aiuterebbe indistintamente i comuni coinvolti, facendoli uscire da quella che gli indicatori economici definiscono stagionalità e che lega le presenze sulla costa ai soli mesi estivi. C’è, ovvio, tutto un altro mondo fatto di cultura, archeologia, storie e eventi, ma un vero e proprio sistema legato a al sistema costiero manca. Esistono validi esempi di come comuni vicini riescano a fare sistema aggiungendo valore alla propria offerta. Si può benissimo pensare all’altopiano di Asiago, dove i sette comuni che lo compongono sono riusciti a creare sinergie e eventi e collegamenti, e a vivere benissimo tutto l’anno di un turismo florido. Certo, sono più vicini, ma in realtà le distanze da percorrere in provincia di Oristano non sono né proibitive, e anzi offrono un ventaglio diversificato di natura, mare, tradizioni eventi. Il clima aiuta, le idee sembrano esserci. Solo, sarebbe il caso di provare a metterle insieme. Si può vincere un importante ritorno turistico e economico. Si può provare.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative