La Nuova Sardegna

Oristano

Attentato alla Capitaneria, stop alle intercettazioni

di Enrico Carta
Attentato alla Capitaneria, stop alle intercettazioni

Bosa, revocati i domiciliari al giovane indagato per l’incendio di un’auto Il tribunale del Riesame dà ragione alla difesa: inesistenti i reati contestati

10 settembre 2017
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BOSA. Tutto da rifare. Il tribunale della libertà di Cagliari accoglie l’istanza presentata dalla difesa e il giovane Raul Irde torna libero. Il diciannovenne era finito ai domiciliari in piena estate, accusato di essere l’autore dell’attentato incendiario contro un’auto di servizio del personale della Guardia Costiera di Bosa avvenuto il 15 aprile scorso. Da ieri però è tornato in libertà. Il provvedimento ha infatti ribaltato la precedente decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Oristano che aveva disposto la misura cautelare. Per prima cosa sono state ritenute insussistenti tutte le accuse mosse. Questo è stato il passo che ha poi portato la difesa, affidata agli avvocati Vittorio Delogu e Alessandro Campus, ad ottenere per il momento ragione su tutta la linea.

Non essendo state ritenute valide le contestazioni mosse, l’intero impianto accusatorio è immediatamente franato e, in un eventuale processo, dovrà anche fare a meno dell’utilizzo delle intercettazioni sulle quali invece si fondava per buona parte. La difesa ha fatto breccia nel momento in cui ha sostenuto che il pubblico ministero Marco Ulzega avesse innalzato la gravità dei reati contestati proprio per poter procedere all’utilizzo delle intercettazioni. E infatti Raul Irde era indagato per incendio doloso, minacce nei confronti del corpo militare e spionaggio indiziario per essersi introdotto all’interno di un luogo militare.

Questi tre reati sono di gravità sufficiente affinché il giudice autorizzi l’utilizzo delle intercettazioni, il problema è che non erano le contestazioni giuste per cui gli inquirenti non avrebbero potuto aver accesso a questo strumento d’indagine. Il tribunale della libertà ha accolto la tesi difensiva secondo la quale ci si trova di fronte a un danneggiamento avvenuto attraverso l’utilizzo di materiale incendiario e non a un incendio doloso. Allo stesso modo non sussistono gli elementi per contestare lo spionaggio né quello di minacce.

Per gli inquirenti il provvedimento segna quindi una battuta d’arresto notevole anche perché le intercettazioni sin qui raccolte non potranno entrare nell’aula di un eventuale successivo processo. A questo punto l’indagine dovrà assolutamente basarsi su altri elementi che vadano a supporto delle tesi del pubblico ministero secondo il quale l’attentato sarebbe stato compiuto come ritorsione per una serie di multe per pesca abusiva comminate dagli uomini della Guardia Costiera nelle settimane precedenti all’attentato incendiario.

Ciò non significa automaticamente che l’indagato non possa essere stato coinvolto nella vicenda, ma per provarlo servono elementi che scaturiscano da altri riscontri che i carabinieri che conducono l’inchiesta potrebbero anche avere già in mano, ma che magari non hanno svelato per non rovinare l’esito dell’indagine.

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