La Nuova Sardegna

Oristano

Il grande sogno da Capitale della Cultura

di Davide Pinna
Il grande sogno da Capitale della Cultura

Quattro esperti cercano i punti di forza da inserire nei dossier. Venerdì la consegna, tra le candidate c’è anche Nuoro

12 settembre 2017
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ORISTANO. La scadenza per la presentazione dei dossier delle città candidate al titolo di Capitale Italiana della Cultura è fissata per venerdì. Oristano si muove nell'ombra, ma attende il mezzogiorno di fuoco, orario della scadenza, per capire che sarà di lei. Effettivamente in termini di condivisione con la cittadinanza e di esposizione mediatica il ritardo rispetto all’altra candidata sarda, Nuoro, è evidente. Il capoluogo barbaricino ha approntato una piattaforma web dedicata alla raccolta di idee e progetti e ha già svolto tre incontri pubblici nel mese di agosto.

I quattro esperti, chiamati dal sindaco Andrea Lutzu alla redazione del dossier di candidatura, sono consapevoli di questa situazione, ma non sono per questo scoraggiati: «Siamo in ritardo, è vero – dice Francesco Obino, direttore della Fondazione Sartiglia –. D'altra parte Nuoro non ha avuto le elezioni comunali in mezzo al percorso. Proprio per questo abbiamo deciso di concentrarci sulla redazione del dossier, con lo scopo di superare la prima fase di selezione; dopo il 15 settembre sarà il momento della condivisione coi cittadini».

Non manca un pizzico di polemica in relazione ai tempi stretti che i quattro si trovano ad affrontare. Ivo Serafino Fenu, curatore della Pinacoteca Comunale, definisce la candidatura da parte della precedente amministrazione Tendas: «Un po’ avventata»; Giampaolo Mele, direttore scientifico dell’Istituto Storico Arborense parla di «Una mossa della campagna elettorale». L’accusa insomma è di essersi candidati, senza aver poi dato alcun seguito al percorso. Proprio questo percorso però adesso è iniziato e questa è la cosa positiva che mette d'accordo tutti. «Uno dei punti deboli di Oristano – dice Francesco Obino – è quello di non avere mai messo a sistema i tanti elementi del suo patrimonio culturale. Ora le cose stanno cambiando: prescindendo dall’ottenimento del titolo do Capitale Italian della Cultura per il 2020, si è innescato un processo positivo di collaborazione fra i vari ambiti della cultura oristanese».

Raimondo Zucca, direttore dell’Antiquarium Arborense, sottolinea come servirà una maggiore coscienza e un maggiore orgoglio dei cittadini oristanesi: «Senza di loro, non si va da nessuna parte». Sui punti di forza tutti concordi: «Il patrimonio culturale di Oristano ha tutte le carte in regola, inoltre gli enti culturali presenti in città conducono un’attività di ricerca di tutto rispetto» dice Francesco Obino. Anche Ivo Fenu parla del patrimonio culturale e artistico di Oristano e punta soprattutto sulle potenzialità inespresse della città, la cui manifestazione costituirà appunto uno dei cardini del dossier Oristano 2020. È lo stesso discorso portato avanti da Giampaolo Mele, che rimarca: «La peculiarità della storia di Oristano, capitale giudicale è ciò su cui si deve puntare». Raimondo Zucca specifica: «I titoli storici sono patacche inutili, se non vengono riconquistati dai cittadini», lanciando così anche un invito ai suoi conterranei affinché si riapproprino per primi del patrimonio che hanno attorno e che spesso trascurano. Riscoprire questa grande varietà culturale, storica e artistica di pregio che impreziosisce la città e metterlo a sistema, risvegliando il senso di appartenenza degli oristanesi: questa insomma la strategia dei quattro esperti per ottenere il titolo.

La battaglia però non è certo facile e i concorrenti, Nuoro in primis, sgomitano.

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