La Nuova Sardegna

Oristano

Doddore Meloni, la famiglia accusa: «Umiliato e lasciato morire»

Francesco G. Pinna
I funerali di Doddore Meloni
I funerali di Doddore Meloni

La denuncia alla Procura della Repubblica: «In prigione ha subito maltrattamenti. Condizioni psicofisiche sottovalutate durante tutto lo sciopero della fame e della sete»

06 ottobre 2017
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ORISTANO. Schernito e umiliato in carcere e al Pronto soccorso, abbandonato dalle istituzioni e lasciato morire su un letto di ospedale. È il quadro degli ultimi due mesi di vita di Doddore Meloni, il presidente del movimento indipendentista Meris morto alle 9,40 del 5 luglio nel reparto di medicina generale dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Deceduto dopo due mesi di sciopero della fame. Questo almeno è il quadro che viene fuori nella denuncia presentata alla Procura di Cagliari dai familiari.

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La denuncia. Alla Procura la moglie Giovanna Uccheddu e la figlia Francesca chiedono che si proceda «per i reati ravvisabili nei fatti esposti e che si persegua penalmente chiunque risulti dalle indagini responsabile di quei reati, riservandosi di costituirsi parte civile nell'eventuale processo». La famiglia ha ricordato il clamore dell'arresto di Meloni del 28 aprile, fatto per strada, mentre andava in carcere a costituirsi. Doddore aveva chiesto di essere riconosciuto come prigioniero politico. La denuncia è stata presentata dall'avvocato Cristina Puddu. «Durante tutto il periodo della carcerazione la condizione psicofisica di Salvatore Meloni, in sciopero della fame e della sete, è stata sottovalutata e screditata, portando al maltrattamento psicologico e fisico del detenuto. C'era un costante ritardo dell'intervento medico, sia dentro la struttura penitenziaria, sia in quella ospedaliera».

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