La Nuova Sardegna

Oristano

In carcere da innocente: «Risarcitemi»

di Enrico Carta
In carcere da innocente: «Risarcitemi»

Accusato di abusi sessuali sui figli ma assolto: vuole un milione e mezzo dallo Stato per i 3 anni e 4 mesi trascorsi in cella

24 novembre 2017
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ABBASANTA. Diciassette anni trascorsi prima da indagato, quindi da imputato e infine da innocente colpevole per i tribunali italiani. Tre anni e quattro mesi passati dietro le sbarre con un’ingiusta condanna a undici anni di carcere e un marchio infamante da portare addosso pur sapendo di non essere uno stupratore. Non può bastare la revisione del processo che ad aprile ha sancito definitivamente la sua innocenza perché Saverio De Sario si possa ritenere davvero ripagato. Arriva così il momento della resa dei conti con lo Stato che, in questo caso, aveva perso la bussola che indicava la direzione corretta alla giustizia.

Il 47enne di Abbasanta, dapprima condannato in via definitiva con l’accusa di aver abusato dei suoi due figli minorenni e poi assolto dopo la revisione del processo, chiede un milione e mezzo di risarcimento per l’ingiusta detenzione subita. In carcere, tra i mesi di custodia cautelare seguita all’avvio dell’inchiesta e la successiva fase di carcerazione avvenuta dal momento della condanna definitiva sino al pronunciamento di assoluzione dopo la revisione del processo, ha trascorso tre anni e quattro mesi. Sono 1.218 giorni e quasi trentamila ore in cui ha continuamente pensato a quanto gli stesse accadendo e al modo di uscire da quel tunnel che sembrava davvero non offrire una via d’uscita. La luce si era accesa quando i due figli, Gabriele e Michele, erano diventati maggiorenni. Dopo aver trascorso tantissimo tempo lontano dai genitori all’interno di un istituto per minori, hanno atteso la sentenza della Cassazione con la speranza che la condanna che ingiustamente aveva subito il loro genitore nei primi due gradi di giudizio venisse cancellata.

La giustizia invece aveva scelto una direzione opposta e a quel punto i due ragazzi hanno deciso che fosse arrivato il momento di parlare e raccontare la verità sulla vicenda. Le loro precedenti dichiarazioni, rilasciate quando erano poco più che bambini, erano fasulle perché forzate e indirizzate dalla madre che voleva accusare il marito. Per il codice penale è una calunnia, reato per il quale i due fratelli non potevano certo essere accusati dal momento che, vista la loro condizione, erano stati solo degli strumenti in mano alla madre. Quest’ultima a sua volta non sarà mai perseguita. Dal giorno in cui sporse denuncia è passato troppo tempo perché possa essere aperta un’inchiesta penale nei suoi confronti: il reato, a diciassette anni dalla querela, è prescritto. Resta la possibilità di chiedere il risarcimento per l’ingiusta detenzione. Nelle scorse settimane l’avvocato Massimo Battagliola che già aveva assistito Saverio De Sario nelle fasi di revisione del processo, ha presentato la richiesta. Ora si attende che venga fissata l’udienza.

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